21 maggio, 2009

Quando qualcosa manca.

"- Non si può scrivere la propria morte.
E' lo psichiatra che mi ha detto così, e sono d'accordo con lui perché, quando si è morti, non si può scrivere. Ma, dentro di me, penso di poter scrivere qualunque cosa, anche se è impossibile e anche se non è vera.
In genere m'accontento di scrivere nella testa. E' più facile. Nella testa tutto si srotola senza difficoltà. Ma una volta scritti, i pensieri si trasformano, si deformano, e tutto diventa falso. A causa delle parole.
Dovunque mi trovi, scrivo. Scrivo mentre vado verso il bus, scrivo nel bus, nello spogliatoio degli uomini, davanti al mio macchinario.
Il guaio è che io non scrivo ciò che dovrei scrivere, scrivo qualunque cosa, cose che nessuno può comprendere e che nemmeno io comprendo. La sera, quando ricopio quello che ho scritto nella mia testa durante la giornata, mi domando perché ho scritto tutto ciò. Per chi, e per quale ragione?

Lo psichiatra mi domanda:
- Chi è Line?
- Line è un personaggio inventato. Non esiste.
- La tigre, il pianoforte, gli uccelli?
- Incubi, nient'altro.
- Lei ha cercato di morire per colpa dei suoi incubi?
- Se avessi veramente cercato di morire, sarei già morto. Volevo solo riposarmi."


Tratto da "Ieri" di Agota Kristof.

Nessun commento: