31 dicembre, 2006

goccia a goccia, veleno

E già corri. Depresso, incazzato. Te la stai prendendo con te stesso. Se sbagli, sarà un istante e... buio. E' sempre così. Non dovresti guidare incazzato. Curva veloce. Curva lenta fatta veloce, sgommando. La macchina sbanda un attimo prima di riaggraparsi all'asfalto umido. Adrenalina nel volante, tu non ci fai quasi caso. Fame. Mal di stomaco e nausea, ma fame. Curva veloce, fari accesi, stereo a palla che canta e suona per cazzi suoi. Ritmi lenti, ritmi veloci che si perdono nel rumore del motore e nello scorrere del paesaggio. Lo sterzo più o meno stretto tra le mani, piede destro sull'acceleratore. Il sinistro gioca sulla frizione. La mano destra scala. Nella sinistra si spegne una sigaretta che ogni tanto si ferma tra le labbra. Respiri. Respiri ampie boccate di fumo caldo. Respiri l'aria fredda che entra dal finestrino aperto per metà. Il riscaldamento è inutilmente acceso. La linea bianca scorre sulla strada. Il guard rail tagliato dai fari. Le macchine che sfrecciano nel senso opposto. Occhi che guardano la strada, occhi lucidi, occhi rossi di pianto, occhi affannati dalle lacrime, occhi che frignano come quelli di un bambino, occhi che non ti si addicono. Occhi pieni di rabbia, rancore, qualcosa che non sai più chiamare amore. La mente altrove, la mente già lontana. Stai scappando. Stai scappando dai tuoi fantasmi. Sorpasso.
Guardati indietro, poche ore prima. Lei ti ha chiesto per giorni di vedervi. Tu hai sempre detto no. E' un trauma vederla e lo sai. Ti da sempre quel fottuto effetto di funerale annunciato (il tuo?), di catastrofe imminente, di mazzata dietro la nuca, di farfalle nello stomaco, no, meglio, di aghi nello stomaco. E poi? Poi l'hai chiamata. Perchè diavolo l'accontenti se poi devi stare come uno straccio vecchio? Idiota. E quanto ti è costato sorriderle? Cos'altro avresti potuto fare? Prenderla a sberle? Urlarle contro che ormai non ce la fai più e vaffanculo? Sputarle in faccia che è ora di dare l'ultimo doloroso strappo a quel cordone ombelicale immaginario che vi lega (e vi continuerà a legare perchè alla fin fine è vero che il primo amore non si scorda mai)? Guardarla negli occhi e dille che è ora di voltare pagina, di guardare al futuro... del quale lei non farà parte? Non vuoi che ne faccia parte, è questa la realtà. Prima ti saresti fatto in quattro, no, in quattromila per lei. Avresti reso possibile l'impossibile. E adesso perchè non lo fai più? Mancanza di coraggio, mancanza di voglia. Mancanza di stimoli. Situazioni contorte. Distanza. Noia. Scuse. Palle piene, ecco cosa c'è che non va. Rassegnazione, pigrizia. Palle piene, si, palle piene.
Lei scende gli scalini, si affaccia al cancelletto. Sorride. Ha gli occhi pieni di quello stesso sorriso. Paramnesia. Ricordi reali. Déjà vu, già visto. Per qualche millessimo di secondo ti viene voglia di accendere il motore, accelerare e lasciare tutto là, congelato, alle spalle, come sarebbe meno drammatico. Eterna foto ricordo, eterno ciak di passato. Ma c'è quel tuo senso di nichililismo, di masochismo, di disperazione. Apre lo sportello della tua macchina. I neuroni del cervello già corrono verso tutti i casini vissuti con lei, per lei, contro di lei. La vita ti scorre davanti agli occhi in un tempo brevissimo. Oddio quante cazzate. Pezzetti di vita, frammenti di gioia, passione, rabbia, amore, rancore, bellezza, invidia, baci, carezze, litigi, odio, sorrisi. Anni. Se non vi foste conosciuti così, se non aveste fatto tutto quel casino, se non ne aveste passate tante (forse troppe), non vi sareste neanche sfiorati con lo sguardo, l'hai sempre detto. Tutto tra voi è sempre stato magico, strano, diverso, irreale, incasinato, sempre mille pensieri, sempre a mandarvi a fanculo, sempre a cercarvi, sempre con l'ansia di dire è finita, sempre con quella voglia di ricominciare, voglia a cui avete attinto troppo. Sempre voi due, sempre a rincorrervi, attraverso voi stessi, attraverso gli altri. Caretteri orgogliosi. Teste di cazzo, alla fine non ce l'avete fatta a rimanere uniti. Alla fine avete sempre bisogno di farvi male, ma ora la punta delle lame che cui ogni volta vi pugnalate è spezzata, fa meno male.
Poi entra.
Ciao, come stai, ti ricordi, cazzate, sigaretta, bla bla bla, cazzate, cazzate, sigaretta, sorrisi, giochi, scherzi, sfottò, sigaretta, discorsi, frasi, parole, suoni. E tu lì. Parli con la stessa bocca alla sua bocca, sempre quella. Guardi quegli stessi occhi di sempre col tuo stesso sguardo di sempre. Malinconia. Quasi nulla sembrava cambiato. Quasi. Tutto fermo a qualche anno prima. Il caffè che bevete al sapore amaro di nostalgia. Amore tenero e infantile. Amore vero. Passato.
Ed ecco che alla fine ce l'avete fatta, che piccoli stupidi! Siete là, nei soliti posti di sempre, quei posti in cui da soli avete paura di andare perchè vi mettono malinconia, quei posti in cui non ci portate nessuno perchè sarebbe come profanarli. Sacralità abitudinaria. Stessi posti, medesima aria fredda degli inverni passati a riscaldarvi l'un l'altra, stessa luna, stessi vetri appannati, anche se di un'altra auto. In più c'è la musica, che copre un po' quei silenzi imbarazzanti. In più c'è quella stessa musica che ascoltate separati, mentre ora entra contemporaneamente nei vostri cervelli. Fate le stesse battute. Lei ride. Ti piace quando ride. Sa metterti allegria. Sei ridicolo, a che stai pensando? No, non ci sperare. Quanto durerebbe? Il tempo di separarvi? Il tempo di riuscire a vedere gli stessi difetti l'uno dell'altra e viceversa? Il tempo di ritornare a vedere quei limiti che non siete mai riusciti a superare? Perchè il problema non è solo la distanza, quello è un aspetto marginale. La questione è che, per quanto vi possiate amare, non siete in grado di venirvi incontro. Quante volte ci avete provato? Troppe, si troppe, hai ragione. Vabbè, lei a modo tuo, l'hai sempre amata, ma non basta.
Silenzio. L'autoradio è spenta. Fuori non ci sta nulla, forse qualche cane che barcolla nel freddo. Niente voci, niente traffico. Solo tu e lei a parlare dei bei tempi andati, come ai bei tempi andati. Acquattati nella macchina, stretti. Senti il suo odore. Buon odore, ti mancava l'odore tra le sue gambe, mentre ti tiene la testa sul ventre, mentre ti si serra addosso, mentre l'abbracci. Romantico e patetico allo stesso tempo. E giù le prime lacrime.
Rimetti su il vostro disco, la vostra canzone. Alla fine anche gli stronzi come te hanno più o meno un cuore che pulsa. Vi stringete forte, vi baciate, vi giurereste amore eterno se sapeste crederci. Rimanete così, fermi, qualche minuto. Riuscite ad essere così melodrammatici alle volte. A modo tuo l'hai sempre amata, ma non basta. A modo suo non ha smesso di amarti nemmeno lei, ma che te ne fai? E giù lacrime.
Ridi e piangi contemporaneamente.
Hai messo su quel vecchio pezzo che per circa 3 minuti e mezzo rappresenta tutto quello per il quale hai vissuto per qualche anno della tua vita. Si, perchè tu di lei eri innamorato, tu per lei vivevi. Penoso. In cosa credevi quando non avevi nemmeno vent'anni? Un sbarbatello sognatore, un piccolo figlio di puttana che pensava di avere in mano il mondo... e per un po' sembrava vero, forse per un po' il mondo è stato davvero ai tuoi piedi, quel tuo piccolo mondo di fumo e nebbia che si è dissolto in breve. Quel piccolo pezzetto di mondo che modellavi tra le mani. L'hai distrutto tu stesso. Le circostanze? No, gli altri hanno influito, ma hai anche tu la tua fetta di colpa. Ognuno costruisce quello che diventa. Sei il prototipo imperfetto di te stesso. Sei cambiato. Forse è questo il motivo. Tu non sei più quello che avrebbe rischiato tutto. Perchè hai smesso di sognare? Si cresce. E tu sei diventato uno stronzo.
La stai tenendo tra le braccia come se fosse qualcosa di veramente prezioso. Ricordi quando la tenevi stretta così? Non avevi bisogno di altro in quel momento. Si si, ok, sei sempre stato uno che si è fatto sempre e solo i cazzi suoi, ma cercavi sempre di fare in modo che i tuoi affari e i suoi coincidessero. Ti adattavi. Ora sei meno malleabile. Non ti adatti. Hai assaggiato qualcosa di meglio e da questo cesso di eremo dimenticato dal tuo dio (te stesso? ignorante megalomane) non accetti più nulla. Hai sempre sputato nel piatto in cui mangiavi. Ora, invece, non tocchi proprio nulla, ci pisci semplicemente dentro rabbia e malumore. Eppure ti manca. Chi ci capisce nulla? Pensi troppo e dovresti fottertene un po' di più. Da ragazzino eri un figo testa di cazzo. Ora sei solo una testa di cazzo.
La vostra canzone finisce. Hai quello stesso sguardo triste da bambino sperduto. I tuoi occhi si mescolano ai suoi nelle stesse lacrime. In quegli occhi trovi pace, trovi chi per un po' ti capisce, trovi un cantuccio caldo di equilibrio. Piangete, vi stringete, vi baciate. Quanto sarete rimasti fermi così? Siete felici mentre vivete il vostro rantolo malinconico e triste? Sigaretta.
Tremi mentre fumi. Tremi mentre lei fuma appongiando la testa sul tuo petto. Il finestrino semiaperto. La tua giacca per coperta (come quando per lei facevi tutto, anche prenderti la polmonite, che ti fregava?). Ricordi. Non siete nient'altro che una fotografia ingiallita nelle vostre menti. Non siete altro che ricordi. Una serie infinita di felici e/o merdosi ricordi. Siete l'album fotografico di qualcosa che non c'è più. Non vuoi che ci sia, per quanto tu le sia ancora legato, per quanto lei ha significato per te. Immagini spente. Immagini vuote, no, vuote no, ma spente.
Corri veloce indietro con la mente, mentre le accarezzi il capo, mentre il suo trucco si sbava sul tuo maglione. Corri a quando vi siete conosciuti. Vi stavate amorevolmente sul cazzo. Vi odiavate così tanto da non poter fare a meno l'uno dell'altra. Vi odiavate così tanto da amarvi. Siete sempre sembrati una di quelle scenette da film con un aitante bisbetico brontolone e un'acida stronza attraente. Sembravate sempre sul punto di esplodere mentre vi sputavate addosso veleno. E invece no, pigliavate e vi baciavate di punto in bianco.
Rivivi per un attimo ogni momento che hai vissuto con lei.
E' tardi. Lei continua a chiamarti "amore mio". Anche tu lo fai, a tratti però, quando ti viene naturale, quando sei sincero, quando non ti senti finto e ipocrita. E quando lei ti chiama così ti si stringe ancora il cuore. Piccoli infarti.
E' tardi per tante cose. Bisogno di aria nuova. Bisogno di fare quello che avresti dovuto fare qualche ora prima, una fottuta sgommata sotto casa sua e vaffanculo a tutto. L'accompagni a casa. La guardi scendere, occhi gonfi e lucidi. Un urlo che cresce dentro e che non riesci a buttare fuori.
Ora guidi veloce.
I giorni sono passati. Depressione, senso di solitudine, tranne quando senti lei, la lei delle labbra. L'altra, la nuova. Quella che non sa ancora di che merda sei fatto. Ti fa stare bene. Non innamorarti di lei, tu distruggi tutto ciò che tocchi.
Postilla: ci ho messo qualche giorno a scrivere questo post. E' stato un parto complicato per la mia mente perversa.

30 dicembre, 2006

...pagine...

«Allora, cara» dice Brandy. «Cosa è successo al tuo viso?»
Gli uccelli.
Scrivo:
uccelli. gli uccelli hanno mangiato il mio viso.
E comincio a ridere.
Brandy non ride. Brandy dice: «Cosa significa?».
E sto ancora ridendo.
ero in macchina sull’autostrada, scrivo.
E sto ancora ridendo.
qualcuno ha sparato una pallottola calibro 30 con un fucile.
il proiettile mi ha strappato l’intera mascella dalla faccia.
Ancora ridendo.
sono venuta all’ospedale, scrivo.
non sono morta.
Ridendo.
non hanno potuto riattaccarmi la mascella perché i gabbiani l’avevano mangiata.
E smetto di ridere.
«Cara, la tua calligrafia è terribile» dice Brandy. « Adesso dimmi il resto.»
E comincio a piangere.
il resto, scrivo, è che devo mangiare cibi per poppanti.
non posso parlare.
non ho una carriera.
non ho una casa.
il mio fidanzato mi ha lasciata.
nessuno mi guarda.
tutti i miei vestiti, la mia migliore amica li ha rovinati.
Sto ancora piangendo.
«Che altro?» dice Brandy. «Raccontami tutto.»
un bambino, scrivo.
un bambinetto al supermercato mi ha chiamato mostro.
Quegli occhi Burning Blueberry mi fissano come mai altri occhi hanno fatto per tutta l’estate. «La tua capacità di percezione è completamente fottuta» dice Brandy. «Tutto quello di cui riesci a parlare è immondizia già accaduta.»
Dice: «Non puoi basare la tua vita sul passato o sul presente».
Dice Brandy: «Devi raccontarmi del tuo futuro».

[Tratto da “Invisible Monsters” di Chuck Palahniuk]

25 dicembre, 2006

Demenza natalizia...

Questa è la storia del Natale di un piccolo bambino. Il suo nome, siccome minore, non può essere detto, quindi noi lo chiameremo Durkino. Durkino era un bambino tenero e dolce, ma molto povero. I suoi genitori, disoccupati e colpiti anche abbondantemente dalla finanziaria, non potevano permettersi praticamente nulla, nemmeno un dono per il giovane fanciullino che, tuttavia, era ancora troppo innocente per capire i problemi del mondo, soprattutto quelli legati al cattivo dio denaro. Così il piccolino si diede da fare e qualche giorno prima di Natale prese un misero foglietto di carta e una mozzicone di matita smangiucchiata e si sedette davanti a un tavolino. Quindi, cominciò lentamente a scrivere, con quei caratteri tondi tipici dei bambini, una piccola letterina a Gesù Bambino.
"Caro Gesù Bambino,
sono un bambino che ti scrive tutti gli anni. E anche quest'anno ho fatto del mio meglio per essere buono. La mamma me lo dice sempre che sono un bravo bambino. Io so che tu sei anche più bravo di me e che doni tutti gli anni gioia e felicità a tutti i bambini del mondo, così io vorrei chiederti un piccolo pensierino. Per questo Natale mi piacerebbe molto avere un piccolo trenino.
Con tanto affetto, il bambino Durkino"
Scritto ciò, piegò in quattro il piccolo foglietto di carta un po' sgualcito e lo andò a depositare accanto il misero presepe, fatto in realtà con una scatola di cartone come grotta e i pupazzi ritagliati nel cartone anch'essi, niente lucine, ovviamente. I genitori erano afflitti, ma proprio non potevano comprare il trenino al loro figlioletto, ma non ebbero il coraggio di spezzare le speranze del bambino.
I giorni passavano e arrivò, alla fine, il giorno di Natale. Il bambino, eccitatissimo per la gioia del regalo, si svegliò presto e andò a controllare che il suo regalo ci fosse. Non trovò nulla. Lì per lì rimase un po' perplesso, poi, cominciò a guardare in giro, ma niente, del trenino neanche l'ombra. Il piccolo Durkino, comunque, non si perse d'animo. Prese un altro foglietto di carta e si mise a scrivere:
"Caro Gesù Bambino,
sono sempre io, il bambino Durkino, sono sicuro che non ti sei scordato di me e che mi porterai il trenino. So che io sono povero e magari non sono di grande valore, perchè ci sono i figli dei presidenti e dei ricchi che hanno le fabbriche e sono più importanti, però mi piacerebbe davvero molto avere quel piccolo trenino. Capisco che i bambini sono tanti e tu hai tanto da fare, ma spero proprio mi porterai quel che ti ho chiesto perchè sono stato buono!
Con tanto tanto amore, il bambino Durkino"
Così passa Natale e arriva il giorno di Santo Stefano. Il bimbo si alza ancora presto e corre di nuovo verso lo spoglio presepe, dove però, suo malgrado, non trova nulla. Senza scoraggiarsi e perdere la fiducia nella figura del piccolo Bambino misericordioso prende ancora una volta la carta e la matita e scrive nuovamente:
"Caro Gesù Bambino,
sono ancora Durkino, ma davvero ti sei scordato di me? Eppure lo so che sai che sono stato buono, ti prego, portami il trenino.
Un abbraccio dal bambino Durkino"
Il giorno dopo, ancora, non trova nulla. E di nuovo prende il foglietto di carta e scrive speranzoso al Bambin Gesù. I giorni passano, le letterine si accumulano. Passano il 27, il 28, il 29, il 30, il 31, giorno di San Silvestro, poi Capodanno, e i giorni che seguono fino all'Epifania, il 6 Gennaio. E coi giorni si inseguono le lettere in un percorso da piccolo Jacopo Ortis, ma con un po' più d'allegria.
Arriva, come narravo, il giorno della Befana e dei Re Magi. Durkino è ormai triste e spazientito. Guarda i foglietti di carta che si sono accumulati accanto allo squallido presepe. Ed ecco il colpo di genio. Prima di scrivere, questa volta si guarda intorno circospetto. I genitori, a quel punto, non avevano più l'audacia di guardarlo quando si avvicinava al presepe. Era il momento giusto: Durkino prende la figura di Gesù Bambino e se la mette in tasca. Fatto ciò, corre verso il cassetto del suo comodino, lo apre e ci mette dentro la statuina del Santissimo Bambino. Quindi richiude veloce il cassetto, dando un giro di chiave che si mette in tasca. Quindi prende il solito pezzetto di carta e la solita matita smangiucchiata, si siede come al solito sulla sua traballante sediolina e comincia a scrivere:
"Cara Madonnina,
se vuoi rivedere vivo tuo figlio..."
Dato che il post di prima fa schivo, ecco una vecchia barzelletta per farvi fare due risate. Ancora buon Natale.

Buon Natale...

Eppure io sono stato buono...
Sarà che ormai il Natale a casa mia è passato di moda, sarà che ormai sono grande e le luci colorate non mi fanno più tanto effetto, sarà che sono una merda io e che ognuno ha quello che si merita. Sarà che io ormai vivo tutto con un'incazzatura costante che si lamenta nel mio stomaco. Sarà che mi sono svegliato stamattina alle 5, sarà che Natale è una festa che almeno da dieci anni a questa parte mi fa cagare e mi porta solo brutti ricordi e cattivi pensieri (che anno dopo anno si sommano, ovviamente). Sarà che non scrivo più la lettera nè a Babbo Natale, nè a Gesù Bambino e che loro si scordano di me. Sarà che io a Natale non divento più buono, ma resto il solito cinico, stronzo, egoista. Sarà che una volta tanto torno ad illudermi che un fottuto miracolo sia possibile. Sarà che a Natale torno un po' bambino, un po' mammone. Sarà che vaffanculo a tutti. Sarà che il concetto di pace natalizia non sono stato in grado di apprenderlo, sarà che il concetto di famiglia lo conosco davvero poco e nelle "grandi occasioni" poi non lo so applicare. Sarà che le famiglie che ridono e sono felici almeno a Natale, si vedono solo nelle pubblicità e/o nei film. Sarà che uno la famiglia non se la sceglie. Sarà che non sono credente. Sarà che non lo so.
Sta di fatto che la notte di Natale è trascorsa come tutte le altre notti, anzi, peggio. Sta di fatto che mio padre era a casa dei vicini a fare il cenone e alle 23:30 già russava nel suo letto, sta di fatto che mia madre dorme come ogni fottuta notte da mia nonna (ma vabbè che non sta bene) e alle 21:00 già era sparita, sta di fatto che mia sorella guarda i film di Natale alla tv e fa le sue battute infelici peggio delle mie, sta di fatto che io alle 22:30 mi muro in camera e mi metto a vedere "Natale in casa Cupiello" e non mi va nemmeno più di uscire. Sta di fatto che a me il presepe mi piace, ma ormai non lo si fa più (come lamenta anche il "nostro" Papa Pastore Tedesco, Rex 16°) perchè non mi va di farlo da solo, perchè era bello farlo con mia mamma, perchè a nessuno poi gli va di smontarlo e giù storie, perchè poi sporchi i muri, perchè poi dove cazzo lo metti che non c'è posto. Sta di fatto che lo zampognaro di terracotta enorme rispetto al resto dei "PUPI" non so nemmeno che cazzo di fine ha fatto (per fortuna che ho il mio coinquilino che me lo ricorda quando torno a casa). Sta di fatto che qua non la sento più nemmeno tanto casa mia, sta di fatto che mi sono rotto il cazzo di questo paese di merda. Sta di fatto che oggi non ho voglia di fare l'ipocrita (ma mi stamperò il sorriso sulla faccia e lo farò) e dire che va tutto bene e vedere il resto dei parenti (che per lo più mi stanno sul cazzo pure loro). Sta di fatto che il Natale lo sento sempre meno come una cosa bella, sta di fatto che non lo sento proprio più, sta di fatto che lo sento solo su per il culo. Sta di fatto che non mi piace e che non è una bella sensazione. Sta di fatto che quest'anno non ho comprato regali a nessuno che non ho soldi e non ho più manco voglia, sta di fatto che i regali a mamma e papà li abbiamo fatti e stanno ancora incartati sotto l'albero che non se li è inculati nessuno. Sta di fatto che è il pensiero quello che conta, ma se mi regali i soldi mi stai sul cazzo perchè mi sento una puttana. Sta di fatto che io sono una persona difficile, quindi qualsiasi cosa mi regali, poi è quasi impossibile che mi piaccia. Sta di fatto che apprezzo chi si spreme un po' le meningi. Sta di fatto che non mi dispiace scegliermi i regali, se mi sei simpatico. Sta di fatto che non mi sento vecchio se regalo e se mi regalano libri. Sta di fatto che io le dediche e i biglietti di auguri non li so fare. Sta di fatto che quest'anno non ho nemmeno il panettone, che non è per il panettone, ma perchè ci sono affezionato.
Sta di fatto che...
...Buon Natale!

24 dicembre, 2006

Cartolina di follia natalizia...


LOCK, SHOCK AND BARREL: Sequestrare Babbo Nachele?
LOCK: Io lo farò!
BARREL: Tira a sorte!
SHOCK: Jack ha detto tutti insieme!
BARREL: Tutti per uno!
LOCK: Uno per tutti!
LOCK, SHOCK AND BARREL: Viva i ricatti! Weeeeh! La la lalla lalla la La lalla la!La lalla lalla la Lalla lalla la! Sì sequestriamolo, lo leghiamo e poi, a nessuno direm che siamo stati noi!
SHOCK: Per beccare quel vecchietto la mia idea funzionerà!
LOCK AND SHOCK: Prepariamo un trabocchetto ed in trappola cadrà!
LOCK: Questo piano è fatto apposta per rapir quell'aragosta! Nella pentola bollente lo ficchiamo immantinente!
LOCK, SHOCK AND BARREL: Dai sequestriamolo, chiuso in una cassa, dopo un secolo vedremo come se la passa!
SHOCK: Se Mr. Bau-Bau se lo cucca...
LOCK AND SHOCK: ...lo friggerà col fior di zucca!
LOCK, SHOCK AND BARREL: Ma se lo cuoce in fricassea sarà una grande idea! Weeeh!
OOGIE BOOGIE: Woo! Ahahhaah! BUGAH!
LOCK: Se puntassimo un cannone, verso casa del gigante... noi suoniamo, lui risponde, sai che botto sfolgorante!
SHOCK: Tu sei sciocco e non capisci che non puoi farlo a brandelli, se ne perdi un pezzo...
LOCK AND SHOCK: ...certo Jack ti strapperà i capelli!
LOCK, SHOCK AND BARREL: Dai rinchiudiamolo dentro un bel saccone, poi buttiamolo nel mare con un bel mattone. Perché nella lista di Bau-Bau c'è finito già! Se fossi in lui, io me ne andrei...
LOCK AND SHOCK: ...via dalla città!
BARREL: Sarà contento del successo!Un gran bel premio ci darà!
LOCK AND BARREL: Farà un piatto da gourmet...
LOCK, SHOCK AND BARREL: ...con ragni e patè! YUM! Noi siamo i suoi scagnozzi e lo serviamo con lealtà e soddisfiamo in tutto la sua golosità!
SHOCK:Che complici ridicoli!
BARREL: Io non lo sono!
LOCK: Stupido!
SHOCK: Taci!
LOCK : Crepa!
SHOCK: Ho trovato l'esca e la mia idea è un po' pazzesca, per acchiappare quel grassone gli spediamo un bel paccone, noi ci nascondiamo dentro e aspettiamo il suo rientro...
BARREL AND SHOCK: ...come arriva ed apre il pacco, noi passiamo al contattacco! WOW!
LOCK, SHOCK AND BARREL: Dai catturiamolo con le bastonate! Rinchiudiamolo in cantina, sai quante risate! Sì, sequestriamolo! Fallo a pezzettini! Il signor Bau-Bau avrà mille bocconcini! Sequestriamo l'aragosta con spavalderia! La sbattiamo in gabbia e poi la chiave gettiam via!
OOGIE BOOGIE: Babbo Nachele, eh? Ehehehe!

[Tratto da Nightmare Before Christmas]


Buon Natale a tutti, anche per quelli come me che al Natale non ci credono più tanto.

23 dicembre, 2006

Messaggio promozionale non a scopo di lucro!

A Natale siamo tutti più buoni, a Natale siamo tutti più felici, più disponibili a donare noi stessi agli altri, a loro vantaggio. E allora io e il mio amichetto Kei (lui mette il lavoro, io il cazzeggio) abbiamo deciso addirittura di aprire un'associazione in favore del prossimo. Ma il prossimo chi? Arrovellando i nostri cervelli sempre troppo pensosi, ecco che arriva l'idea. E' un attimo, è un bagliore dolce e bastardo nello stesso tempo, è sadismo e masochismo contemporaneamente. Ecco, ecco chi aiutare: l'UTENTE ANONIMO.
Gli Utenti Anonimi sono qui, sono in mezzo a noi, alle volte siamo noi.
Gli Utenti Anonimi sono simpatici esseri che infestano i nostri blog, i nostri siti, i nostri forum, le nostre chat. Sono piccoli parassiti che non sanno dove aggrapparsi. Non è una specie in estinzione, anzi, si riproducono e spesso sono anche multietnici, difatti ve ne sono in diverse lingue, non sempre traducibili. Esplorano le nostre pagine web, spesso vi si attaccano e non ne escono più. Arredano i nostri tunnel di html e, talvolta, vorrebbero anche impossessarsene poichè si abituano così tanto all'habitat che noi abbiamo costruito che pensano sia il loro.
Ma noi, con i nostri cuoricini da blogger, i nostri ventricoli di microchip e le nostre aorte di silicio e fibra ottica, cosa abbiamo deciso? Abbiamo cominciato a pensare che del resto sono piccoli amici, così miseri e bisognosi da non avere nemmeno un nome. Oddio, poveri piccini! Bisogna salvarli! Abbiamo deciso di non cacciare più questi amabili e teneri, adorabili e dolci amichetti! Anzi, abbiamo fatto di più, abbiamo deciso di promuovere una campagna in loro appoggio.
Ebbene si, amici, anche se continueremo talvolta a trattarvi male, a cercare di strozzarvi col filo del mouse, non vi cacceremo via dai nostri spazi on-line. Siete contenti cari ANONIMI?
Difendete i vostri Utenti Anonimi anche voi, aiutateci a costruire un mondo virtuale migliore, dove tutti potranno essere dei NESSUNO qualunque. Adottate anche voi un UTENTE ANONIMO! Come fare? Basta clickare sull'immagine sotto riportata e anche voi potrete aiutarci a salvaguardare i nostri amici sconosciuti. Ovviamente, la nostra è un'associazione no-profit.

Adotta anche tu un Utente Anonimo, clicka qui per sapere come fare.

E ricorda che anche tu un giorno potresti aver bisogno di diventare un Utente Anonimo.

21 dicembre, 2006

Io e il mio ascetismo isterico...

Fuori piove. E' di quella pioggia triste, nell'aria opaca e densa. E' quella pioggerellina sottile, leggera e semi-continua. E' di quella pioggia che non sembra nemmeno avere l'ardire di bagnare in giro, quasi le sembrasse di essere inopportuna. E' di quella pioggia disegnata dei cartoni animati, quella fatta da linee esili e grigie. E' di quella pioggia da fotografia con un sorriso sgualcito. E' di quella pioggia che scivola lenta sui vetri che si appannano nel freddo. E' di quella pioggia da tergicristallo intermittente. E' una pioggia da serata davanti a un camino con un buon libro in mano e un tè per compagnia. E' una pioggia anonima che sa di randagio bagnato e di pozzanghere che si riempiono poco alla volta. E' una pioggia da macchina con l'autoradio e la mente che scivola fuori dal finestrino. E' una pioggia da amanti in un pagliaio. E' un pioggia da scena di un film romantico di serie B. E' una pioggia da freddo. E' un temporale acerbo.
Musica tranquilla. Musica lenta. Musica dolce. Musica a basso volume. Musica che passa senza che alcuno le presti attenzione più di tanto, musica che passa nell'ombra perchè non ha la forza di urlare, di imporsi. Musica che parla di bambini capricciosi e di madri indaffarate.
Tepore. Una coperta calda. Luce tiepida e aria pigra.
Un piccola vena d'acqua si forma sul vetro, si guarda intorno, incespica, si ferma un istante, corre via a nascondersi, sparisce.
Il caffè scende goccia a goccia nella moka, la moka piccola, da una tazza, lo devo prendere solo io. Il gorgoglio tenue, l'aroma audace, ma non troppo. Odore che si spande lento. Lo stesso caffè che poi rimane a raffreddarsi mentre stendo il bucato e quasi me ne scordo, con la testa altrove. Chissà dove. Profumo di pulito, profumo di vuoto, profumo di nuovo, profumo di riassestato un po' alla buona. Profumo di "chissenefrega".
Le giornate scorrono lente senza rumore. La pace non fa per me.
Le piccole poesie quotidiane sedano lo spirito.

20 dicembre, 2006

..."ma s'io avessi previsto tutto questo...

... dati causa e pretesto, forse farei lo stesso, mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, poi sono nato fesso. Quindi tiro avanti e non mi svesto dei panni che son solito portare: ho tante cose ancora da raccontare per chi vuole ascoltare e a culo tutto il resto!" [tratto da "L'AVVELENATA" - F. Guccini]

Ciò che non condivido con la frase di Guccini che ho postato è il fatto che io non bevo vino perchè sono astemio e il fatto che non so suonare per far canzoni.

Questo post nasce per chi mi vuole ascoltare, per chi mi conosce o per chi avrebbe voglia di farlo, per chi non sente il bisogno di giudicare me, quello che penso, quello che scrivo, quello che provo. Per chi non ha paura di ammettere di provare sentimenti, che siano rabbia, amore, disperazione, gioia, tristezza o quantaltro. Per chi non ha bisogno di prendere gli altri per il culo per sentirsi migliore, per sentirsi FIGO.
Questo post è per chi si è rotto il cazzo di aver paura, per chi non ha voglia di essere ipocrita, per chi non ha paura dei falsi moralismi. E' per chi sa incassare un pugno in faccia, per chi ha voglia di dire quel che pensa, per chi si rende conto che nascordersi non serve a un cazzo di nulla. Per chi non ha bisogno di psicanalizzare le cose e le persone per trovarsi uno spazio nel mondo.
Questo post è per chi commenta senza dare consigli non richiesti, per chi a dare consigli è bravo. Per chi è bravo ad applicarli. Per chi le cose se le vive. E' per chi non rompe il cazzo, o per chi dice le cose in faccia. E' per gli incazzati, è per chi non se ne frega più un cazzo, è per chi non ha nulla da perdere, è per chi almeno una volta nella vita vuole urlare un "vaffanculo". E' per chi evita le discussioni stupide, è per chi si fa i cazzi suoi.
Questo post è per chi alle cose non ci pensa, è per chi sa chiedere scusa. E' per chi si sa prendere una pausa. E' per chi si fa in quaranta prima d'essere mandato in frantumi, è per chi non è un genio, ma le cose le sa. E' per chi sa usare le parole non solo per far male, è per chi comunque il veleno lo sputa tutto perchè è sempre meglio per tutti.

QUESTO POST E' PER CHI SA LEGGERE TRA LE RIGHE!
E' tardi, domani sveglia presto. Eppure non ho sonno.
Sto pensando a molte cose, ma voi l'avrete ormai capito che ogni tanto penso e sarete stanchi di sentirvelo dire.
Questo post nasce dalla sfilza di commenti di quello che lo precede, questo è chiaro.
Quasi quasi, "L'Avvelenata" di cui sopra andrebbe bene come colonna sonora di questa nottata.
Servirebbe a molti a far capire che non cerco nè la fama, nè la gloria. Sono cose vane che durano poco. Io voglio solo scrivere, per lo più per lo stesso gusto di scrivere e per me stesso. T'oh! Tiro giù un altro paio di strofe.
"...Voi critici, voi personaggi austeri, militanti severi, chiedo scusa a vossìa, però non ho mai detto che a canzoni si fan rivoluzioni, o si possa far poesia; io canto quando posso, come posso, quando ne ho voglia senza applausi o fischi: vendere o no non passa fra i miei rischi, non comprate i miei dischi e sputatemi addosso...
Secondo voi ma a me cosa mi frega di assumermi la bega di star quassù a cantare, godo molto di più nell' ubriacarmi oppure a masturbarmi o, al limite, a scopare... Se son d' umore nero allora scrivo frugando dentro alle nostre miserie: di solito ho da far cose più serie, costruire su macerie o mantenermi vivo..."
Non sono un tipo da "Salve amici va tutto bene". Sono quello che vi dice ciò che non vi piace... sempre che sia reale e abbia a che vedere con me o con la gente a cui voglio bene.
Io sono quello che se ne esce con "The world is a vampire...", solo che il sangue si è rotto di farselo succhiare. La nostra energia vitale deve scorrere, non essere nascosta. E deve scorrere per se stessi, non per gli altri.
Questo blog si chiama Passo Falso. Si, lo so, ve n'eravate accorti. Non è che è chiamato così a caso. Questo blog è blog duro. E' un blog che non ha paura di sbagliare. Se si mette il piede nel posto giusto non si cade. Si impara a mettere il piede nel posto giusto, ok. Se si mette il piede in fallo, invece, non solo si impara dove mettere i piedi, ma anche ad ammettere i propri sbagli e, soprattutto, ad alzarsi di nuovo.
Ora non voglio fare l'erudito, il sapientone, e nemmeno colui che ha scoperto l'acqua calda.
Questo è un blog che non ha paura di sbagliare, dicevo. Io, l'autore, di errori ne ho commessi tanti. Talvolta sono stato in grado di rialzarmi, talvolta sono rimasto nella merda. Ogni tanto, anche dopo essermi rialzato, anche dopo aver chiesto scusa, mi è stata chiusa la porta sul mio brutto muso da bravo ragazzo.
Questo blog non ha paura di sbagliare, perchè vuole essere un racconto, non un monito alle future generazioni. E' un passatempo, non serve a dare giudizi. Non serve a dire cosa c'è di giusto o sbagliato nelle mie storie d' "amore" o nei cazzi della mia vita quotidiana, ma solo a raccontare, a fare chiacchiere nella maniera in cui mi piace dirle e a me, secondo quello che provo, solo per scrivere, per sfogarmi, perchè scrivere mi piace.
Trovare il tempo e la voglia di scrivere qualche volta può essere un lavoro molto duro. Ho sempre adorato scrivere. Ho scritto per anni, di tutto. Scrivere mi è sempre servito, ma questo è un concetto che ho chiaro a tratti. Spesso, mi rinchiudo in un mutismo sterile e insodisfatto. Se dovesse capitare ricordatemi di aggiornare il blog. Ho sempre scritto perchè avevo una musa, un obiettivo o solo qualcuno a cui voler dire qualcosa, anche stronzate, non importa. E i silenzi hanno rotto molti rapporti di penna, talvolta non solo di penna. Brutta cosa rimanere senza parole, senza idee. Pessima cosa, per me, non esprimerle le mie idee, non tirarle fuori, anche con rabbia.
Quando scrivo ho il brutto (o bel) vizio di lasciarmi andare, di lasciar trasparire le emozioni, di solito anche quelle che tengo per me, ogni tanto, invece, le celo dietro le parole anche quando scrivo, ma chi sa leggere tra le righe, può capire cosa penso. La cosa alle volte mi terrorizza. Non perchè abbia qualcosa in particolare da nascondere. Però, i cazzi miei sono cazzi miei. E, poi, fa figo lasciare un po' quell'alone di mistero, quella parvenza di incompiuto.
Scrivere su un blog è difficile. Teoricamente tutti potrebbero accedervi. Praticamente, le possibilità che accada sono poche, almeno per ora. Solitamente, so chi scrive i commenti, anche quelli anonimi. O forse mi illudo di saperlo. Diciamola con una via di mezzo, i modi di scrivere, di pensare, le parole, spesso mi portano alla mente qualcuno di ben definito. Quasi sempre, chi è qui, c'è arrivato tramite il mio MSN o perchè gli ho dato io l'indirizzo. Siamo seri, quante persone anonime potrebbero essere approdate su un blog che ha meno di un mese di vita ed è al quarto (con questo) post? Quanto si può già essere sparsa la voce di questo blog sul web?
Comunque, quando scrivo, cerco di non pensare a nessuno di voi, solo a me. Non m'interessa della gente che è qui perchè si vuole fare i cazzi degli altri (persone che di solito non hanno nulla da fare nella loro vita, praticamente i classici pettegoli e le solite "commarelle" da condominio), nè di chi è qui semplicemente perchè mi vuole bene (non che non mi faccia piacere). Voglio solo esprimere la mia emozione di quel momento.
Questo, come hanno scritto alcuni, potrebbe essere una specie di viaggio. Se così fosse, non cercate di indicarmi la via, perchè io sono il classico stronzo lunatico a cui piace trovare le porte chiuse e cercare di aprirsele da solo, anche a colpi di accetta in stile Shining.
Un'ultima cosa. Grazie a chiunque vuole lasciare commenti di qualsiasi tipo, perchè sono sempre bene accetti, anche quelli brutti, anche quando, secondo qualcuno, rispondo male o sono troppo duro. Grazie a chi si incazza, perchè vuol dire che qualcosa sono in grado di esprimere. Grazie a chi accetta le mie risposte. Grazie a chi mi apprezza e a chi non lo fa. Grazie a chi mi legge, grazie a chi ha la voglia e la pazienza di farlo.
Un saluto e un ringraziamento particolare lo devo fare. Grazie a Kei-chan, amico caro e fidato, ormai di lunga data, senza cui questo blog, forse, non esisterebbe nemmeno o, quantomeno, non sarebbe quello che è.
Fatto questo post, non lamentatevi dei miei VAFFANCULO...

16 dicembre, 2006

Voglia di nuovo...

Giovedì... poche ore alla partenza.
Poche ore per vedere Lei. Poche ore per fare troppe cose. Il pomeriggio vola nel cazzeggio. La mattina si dorme, praticamente, puro tempo sprecato.
Dopo le 6 del pomeriggio sto volando a passi svelti verso casa sua. Perchè non prendo l'autobus? Fa schifo quell'autobus. E' sempre troppo pieno di gente. L'aria della sera comincia a rinfrescare e mi aiuta a pensare.
E' una settimana che non la vedo, non mi è bastata una settimana per pensare.
Sono una testa di cazzo, perchè non ci sono andato prima? Magari ci guadagnavo almeno una scopata. Penso troppo.
Che cavolo le dico dopo una settimana? Quando già per telefono mi dice che sono una testa di cazzo che non mi faccio sentire. Ha ragione. E' per questo che mi faccio a merda, per esternare ciò che penso? Non sono più in grado di mettere in vetrina le mie idee? E' per questo che ho avuto il bisogno di un blog, per una totale svendita dei miei pensieri? Idee in saldo.
Io e lei di fronte ad un tavolo a parlare di cazzate. Mi piace guardarla. Non riesco ancora a capire cosa pensa. Mi piace questa cosa. Mi piace che non si sia avvicinata subito. Ogni tanto qualche battutina di riferimento alla serata che ha avvicinato le nostre vite più del dovuto. Siamo soli. Non so se la sto guardando diversamente da prima. La desidero? Si.
Rullo una canna.
La scena cambia. Io e lei siamo sul letto. Giochiamo come bambini. Ci sfottiamo. Poi il gioco diventa abbraccio. Le risate diventano baci. Il solletico diventa un lungo cercarsi. Il suo corpo intorno al mio. Parliamo. Ora sembriamo persone. Non animali, non bambini. Ora non ne guardo i movimenti, ora non guardo come si scosta i capelli del viso, ora la guardo negli occhi.
"Stasera forse vado a ballare". Ripete il concetto delle nostre scarse telefonate. "Io parto domattina presto, ci vediamo dopo queste (fottutissime) vacanze".
Torna gente a casa. Cristo.
Saluto. Saluto tutti. Passo la serata a salutare gente. Mi piace rivedere quella gente, ma non adesso. Mi frega di qualcuno? Ora per la verità no. Ho voglia di sesso. E' solo sesso? Non credo. Ho voglia di innamorarmi? Ora non esagerare.
La valigia è ancora da fare. Il modo in cui le persone preparano le valige potrebbe servire ad indicare la maniera in cui pensano e come agiscono i loro cervelli. Il mio è un enorme baule. Con la testa penso accuratamente a quello che devo mettere dentro il borsone. Le mie mani afferrano tutto e lo mettono dentro... spingendo, tastando, stirando, contraendo, tirando calci. Alle fine è sempre tutto un gran casino.
Sto di nuovo correndo. "Quando ero piccolo, m'innamoravo di tutto".
Mi basta un suo sms. La chiamo. Cammino di nuovo a passi lunghi, mentre il lungo cappotto di pelle si muove tutto intorno a me. Più che ali, sembra la scia che lascia la mia ombra. Ci vediamo nel locale dove a pomeriggio non avevo intenzione di andare. Sto facendo una cazzata. Forse no...
Lei balla. Non mi avvicino. La guardo, è di spalle, non mi ha visto. Anche lei è vestita da ombra, come più o meno tutti nel locale, ma la distinguo subito. E' più sexy di me. Ha imparato a muovere un po' quel culo. Le prime volte che ci sono andato a ballare sembrava un pezzo di pietra. Io non oso dire di saper ballare, premetto, ma se la musica mi piace, ho imparato a muovermi. Non gliel'ho mai detto che non sapeva ballare. Non le dirò ora che invece mi piace quando lo fa. Cosa è cambiato? Forse ora quel culo mi è concesso toccarlo.
Musica a palla. Qualcuno le si avvicina, lei non fa nulla per un istante. Poi si stacca, sembra infastidita, scontrosa. Il tizio anonimo sparisce. Sotto a chi tocca. E un altro sparisce. Non è una mangiauomini, sia chiaro. E' bella. E' parecchio bella. Sotto a chi tocca, il prossimo sono io. Lei si gira, mi guarda, balla, sorride. Mi stringe, mi bacia. Balliamo un po' insieme. Limoniamo. Alterniamo i giochi.
Ci spostiamo. Faccio un po' il coglione. Le guardo le labbra. Adoro quelle labbra. Adoro già qualcosa di lei? Non va bene. O si?
Siamo abbracciati. Siamo fermi, ombre al buio che si tengono calde in un angolo. Siamo teneri. E' bello se siamo teneri? Si. Sento il suo respiro sul collo. E' caldo. E' lento. E' rilassato. E' rilassante. Ora non c'è alcun bisogno di altro. Non abbiamo bisogno di parlare. Tra poche ore parto e non ne ho più voglia. Ho la sigaretta in mano, accesa. Non riesco a fumarla e non ci sto nemmeno pensando, mi si sta spegnendo da sola tra le dita. La butto via. Voglio stringere lei con entrambe le mani. Sembriamo due pezzi di puzzle che si sono trovati... almeno finchè dura. Nel qual caso dura poco perchè il buttafuori ci ricorda che il locale chiude. Un segno? Dovrei sbrigarmi ad andare a casa. Invece no, la seguo. Mi faccio offrire un caffè. Ormai è tardi per dormire prima di partire. E' una scusa. Ci stringiamo ancora a casa sua.
Siamo fermi, abbracciati. Lei che dice una cosa del tipo: "non pensavo fossi dolce, solitamente sei sempre... cinico". "un po' stronzo?" - dico. "Si." - dice.
Ha ragione. Ho voglia di affetto. Non so perchè. Mi ci sto quasi aggrappando. Ma guardati, le stai toccando il culo e lo fai come se cercassi affetto. Come cazzo lo tocchi il culo alle ragazze? Fottila, stronzo. E invece no. Lei mi sorride, mi piace quando mi guarda e sorride.
"Ogni tanto ho bisogno di affetto". E le faccio male, stringendole troppo le natiche, come per smorzare i toni. Non le frega molto. Mi si stringe addosso. Non ci sarebbe comunque il tempo nemmeno per una sveltina. Devo tornare a casa e prendere la valigia, devo tornare a casa, prendere la mia roba e partire su un treno che non ho alcuna voglia di prendere. Voglio dormire un po' accanto a lei, voglio svegliarmi la mattina e fare l'amore, ancora mezzi addormentati, come piace a me. Non qualcosa di dolce. Non mi piace il sesso stile "pucci pucci", mi annoia. Che cazzo vuol dire, poi, "pucci"? Come dice la Fra', è una parola che non vuol dire un cazzo. Però, voglio un po' di certezze, voglio condividere qualcosa. E' tardi, muoviti imbecille che perdi il treno...
Sei troppo incasinato per legarti a qualcuno. Lo so. Pensi troppo. Ora ti fai anche i discorsetti da solo.
Sto fuori, penso troppo.
Venerdì (già da qualche ora se vogliamo). Il treno corre veloce, va verso la casa dove sono nato. Va verso una casa dove ora mi sento un po' estraneo. Va verso una casa in cui non vivo più, un luogo che ormai non mi appartiene, quasi non mi volesse nemmeno. Io ora non lo voglio.
Ho sonno. Non riesco mai a riposare in treno. Poi c'è quest'imbecille che mi sta assillando l'anima raccontandomi la sua vita della quale non me ne frega uno stracazzo di nulla. Perchè devo sorbirmi la tua epopea solo perchè ho avuto la sfiga di avere il posto accanto al tuo? Perchè devo stare a sentirti vecchio di merda? Perchè non mi lasci dormire? Perchè non mi lasci con la mia nausea che non mi abbandona mai quando viaggio? Perchè devi chiedermi se sto bene? Cosa cazzo te ne fotte se sto bene? La risposta a tutte queste domande sono gli auricolari del lettore mp3 che mi ficco a palla nelle orecchie mentre l'imbecille parla, mentre io non lo ascolto più già da un po', mentre mi accascio sullo pseudo-tavolino davanti a me, mentre non me lo filo più, mentre probabilmente mi starà guardando male, indignato. E chi se ne fotte della buona educazione, delle buone maniere, se pensa che sono solo un tossico, se pensa che le nuove generazioni fanno schifo? Fanculo, ora non ho voglia di pensare, quanto meno non a te, idiota di uno sconosciuto.
E ora? Ora a casa. Il Natale lo si passa qui. Ho bisogno di dormire.
Il mio amico alla stazione arriva tardi a prendermi. Prendo il caffè.
Pasto caldo. Letto. Uscita tranquilla. Pure troppo. In giro non c'è nessuno di notte da queste parti. E poi cazzo che freddo. Ma non dovremmo essere più vicini all'Africa? Fanculo, c'è pure una nebbia che Bossi se la sogna. Fa freddo... anche dentro. Fa freddo anche se mi arriva un msg dove dice di essere single. Fa un po' meno freddo. Non penso di essere il motivo del suo essere tornata single, non voglio vantarmi e non voglio nemmeno questa responsabilità. Però non è male come cosa.
Chatto con il mio coinquilino. La sua ragazza ha letto il mio blog. Dice che "ho una bella testa e una testa di cazzo contemporanemente". Come darle torto? Il fatto è: se la gente che mi conosce poco, quasi per nulla pensa questo di me, cosa pensa chi mi conosce davvero?
M'interessa? Ora no. Ho bisogno di una sigaretta. Il fumo della sigaretta disegna una perfetta armonia con la nebbia fuori e con la foschia nella mia testa.
Sabato pomeriggio. Non ho un cazzo da fare. Ora scrivo.

11 dicembre, 2006

Nottata di merda, giornata di merda... momento buono per cambiare...

Sono poche le persone in grado di farmi incazzare. Non perchè io abbia un'innata, enorme dose di pazienza, perchè sono molto irritabile, ma l'irritazione è cosa diversa da un'incazzatura snervante di quelle che ti fanno anche deprimere.
Se c'è una cosa che non sopporto sono le crisi di gelosia con tanto di scenata in stile incazzato/drammatico, soprattuto poi, dietro scuse stupide. Se c'è una cosa che sopporto ancora meno, sono le discussioni che non portano a nulla, soprattutto quando la situazione è quella che è. Sono REALISTA, guardo in faccia le cose, il più delle volte ci sbatto il muso, ma le guardo in faccia, anche quando fanno fottutamente male, anche quando mi fanno stare due giorni tra la malinconia e le paranoie. Che male c'è nell'essere realisti? La realtà è quella che è. Non sempre si può cambiarla. Il più delle volte per pigrizia, talvolta, perchè non ci sono le possibilità di farlo.
Molta gente "dovrebbe farsi i cazzi suoi e non sindacare". Io per primo. Prima di criticare, bisognerebbe sempre non farsi coinvolgere emotivamente. Io cerco di farlo. Poi, le critiche lucide e costruttive sono bene accette.
Comunque, non voglio aprire dibattiti.
Sono incazzato, non sono lucido, non sono critico, sono emotivamente coinvolto... forse...

09 dicembre, 2006

Ultima notte: sesso, droga e rock'n'roll...

Questo blog poteva cominciare solo come parto dei postumi di una notte passata a fare il tossico.
Fumato troppo, ieri ho davvero fumato troppo. L'ultima canzone che ricordo era Personal Jesus.
Poi il fumo nel locale. Musica a palla, luci stroboscopiche, faretti psichedelici, rumore, la gente, un viso... lei, labbra.
Quando si è a merda, si rischia sempre di fare qualcosa che non si vorrebbe fare... no, mi correggo, si rischia di fare ciò che davvero si vorrebbe fare, anche quello che non si dovrebbe.
Istinto. Nient'altro...
Lei... labbra.
Il divanetto vuoto. Siamo soli, soli in locale pieno di gente, gente che scompare nel fumo di sigaretta e in quello della macchine da discoteca. Tutti i fari che si spengono, tranne quello che illumina lei. Lei, accanto a me. E' ubriaca, suppongo. La testa pesante e la mente leggera.
Lei è lì e sta più o meno nelle mie stesse condizioni. Forse ha i miei stessi pensieri troppo sfuggenti per aggrapparvisi e sfuggire alle carezze inconsapevoli.
Mi è sempre piaciuta. Ho sempre detto: "meglio di no." Perchè no? Paura di tutti i casini che si creano, gli amici che ci conosco che non si fanno i cazzi loro, le mie paranoie che in questo periodo continuano a rompere a tratti sempre più lunghi. Non è il caso di cominciare qualcosa quando non si ha voglia che vada in porto qualcosa. Non sono in vena da scopata e via. Ma nemmeno di avere una storia. Voglio stare per i cazzi miei. E lei è una di quelle ragazze "pericolose" che potrebbero davvero piacermi. No, questo non è il momento migliore per incasinarsi la vita.
Quanti saranno i centimetri che ci separano su quel divanetto? Pochi. Troppo pochi.
Ho sonno, anche se ho una gran voglia di muovermi, di ballare. Questa musica mi piace.
Mia sorella mi ha sempre detto che Lei, cito testualmente, "non ti si caga". Lo so. Del resto non mi aspetto che lo faccia, non mi aspetto nemmeno di provarci io. Abbiamo passato abbastanza tempo insieme, è un anno che la conosco e siamo sempre stati abbastanza... come dire... tranquilli. Non estranei, ma ci siamo sempre passati accanto senza sfiorarci. Io non ho le palle per provarci. Non ne ho nemmeno voglia. Sono già incasinato di mio. Avere una persona accanto significa distruggerla.
La mia testa è contro la sua. Le mani si sfiorano. Le carezze si accumulano. Accanto ho l'amico con cui ho fumato che mi chiede di andare a ballare. Io voglio rimanere lì. Il calore del suoi capelli contro la mia testa mi riscalda il cervello. Mi piace.
Era tutta la sera che ci guardavamo. Ballavamo, fumavamo insieme, ridevamo. Il resto della gente sembrava lì di contorno. Comparse e attori messi apposta. Quando non ci si sente in equilibrio con se stessi, bisognerebbe stare lontani da situazioni simili. E io è po' che non provo particolare piacere nemmeno nel divertirmi. Forse è per quello che sono a merda, per fuggire dalla realtà che mi circonda o per provare piacere nello stare tra la gente che si muove scintillante tra le paiette e costumi e facce truccate tra la musica rock che risuona nel locale. Palle, sono a merda perchè mi piace. Poi l'inquadratura si stringe.
Lei si gira, mi guarda. E' un istante. Mi bacia. La bacio. Bacio le sue labbra. La musica ci avvolge mentre ci avvinghiamo l'uno all'altra. Non parliamo. Avremo scambiato ben poche parole durante tutta la serata. Eppure le nostre lingue si muovono e le nostre bocche si schiudono sul viso e sul corpo. Ci muoviamo in un gioco composto da quattro mani e due bocche. Giochiamo come animali che si studiano, prima di entrare in territori ben poco innocenti. Tutto intorno a noi adesso c'è il vuoto.
Quanto è durato quello strusciarsi di corpi, quel cercarsi di lingue, l'animalesco modo di leccarsi, mordersi, farsi male... prima di ricominciare ad accarezzarsi? Minuti? Ore?
Poi le luci si sono spente e accanto a noi, nel silenzio della musica ad alto volume sono ricomparse le facce e le voci di chi era lì con noi.
Alla chiusura eravamo di nuovo abbracciati, come dopo sotto la pioggia sotto un ombrello a pallini. Lo riuscite a immaginare un ragazzone in un lungo cappotto nero di pelle abbracciato a lei, alle sue labbra, al suo culo?
Ci siamo lasciati con un bacio davanti all'autobus.
Dopo l'animalesca poesia si ferma. La "fattanza" da tossico sale. D'un tratto ci si comincia ad accorgere del freddo, del senso di nausea, della testa che se ne va tranquillamente a fanculo per cazzi suoi e si svuota del tutto. Credo d'aver vomitato per un botto di tempo.
Sto facendo casino... tra un po' parto, starò via per un po' da questa città. Ah, piccolo particolare: che io sappia lei ha già un ragazzo.
Ora smaltisco la botta di tetraidrocannabinolo e penso a questa lei, all'altra lei che mi manca. A me, alla voglia che ho di dormire e basta, staccare la spina, rivedere per le feste i miei più cari amici, alla voglia di andare di nuovo a ballare. Alle occasioni perse e a quelle che sto buttando via per una paura o per un'altra.
Non ricordo nemmeno come cazzo ho raggiunto casa. Stamattina ero vestito, solo, ancora bagnato dalla pioggia della scorsa notte. Col PC che devo assolutamente rimettere a posto. Da qualche parte devo pur cominciare a rimettere ordine nella mia vita.
Ora è tardi e la testa gira ancora... Ho bisogno di riposare, di non pensare. Domani, a mente lucida, senza emicrania, forse ragionerò meglio.

08 dicembre, 2006