31 marzo, 2007

Egostasi... in mancanza d'ispirazione.

















Mi manchi. Non te lo dico mai, però mi manchi da morire, mi manchi davvero. Non ho coraggio con te, quel coraggio che mi porta a saper essere uno stronzo con le altre. Tu mi fai star male, ma la cosa peggiore è che non te ne rendi conto, peggio ancora è il fatto che non te lo dico. Quando ti vedo sto di merda e quando non ci sei è anche peggio. Mi sono innamorato di te appena ti ho vista. Mi innamoro ogni volta che ti vedo, che ti sfioro, che ti parlo. Non posso farci niente, non si può scegliere chi amare. Non capisco. Non capisco più un cazzo, non riesco a pensare e questo non va bene. No, non va per niente bene, sto perdendo l'equilibrio. Scusa se non riesco a dirtelo, il problema è che sono immobile e questa è la cosa più brutta. Mi piacerebbe farti piangere, capisci? Tutto avrebbe più senso perchè ho un fottuto bisogno di te, di te che piangi. Non riesco a stare qui, fermo, ad attendere un tuo gesto. Mi sto logorando. Mi guardo in giro, ti cerco e non ti trovo, ti cerco tra altra gente, negli occhi di ragazze che ti assomigliano... ma non sei tu. Tu non ci sei mai, tu non ci sei più. Tutto il resto sta appassendo ed io con esso.

29 marzo, 2007

Penthotal











Non credo più nemmeno che la mia si possa definire "PIGRIZIA" o "OZIO". Questa stato apatico non ha nemmeno un nome. I giorni così li odio. In giorni così mi odio. Domani mi alzo e faccio quel cazzo che devo fare... si si, come no! Sono fermo...



Aggiunta del 30/03/2007

Quando parlo di Penthotal non mi riferisco al medicinale, ma a uno dei personaggi usciti dalla mente di Andrea Pazienza, disegnatore e fumettista. Penthotal, ritratto nell'immagine sovrastante, dovrebbe rappresentare la pigrizia e l'apatia. Lo si può trovare anche nel film "PAZ!", già citato in questo blog e tra i miei lungometraggi preferiti.

23 marzo, 2007

Tre care persone.

Sonno, avevo parecchio sonno stasera. La notte scorsa ho dormito poco e male. So che il mio è un sonno che passa in fretta. Io non dormo tanto, anche se non si direbbe dato le ore che passo nel letto. Poi ho il brutto vizio di stare in piedi la notte. E questo influisce molto sulla qualità del mio riposo... il mio dormire è già abbastanza leggero.
Ad ogni modo lui è lì che mi attende, con le sue ultime cinquanta pagine. E io non riesco a dirgli di no, la curiosità è troppo forte e, alla fine, cedo. Il libro in questione è "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo" di Audrey Niffenegger. Cinquecento pagine di un romanzo bello e scorrevole. Cinquecento pagine regalatemi dalla "zia" Frà (che non smetterei più di ringraziare per questo e per altri libri passati, presenti e, mi auguro, futuri), che negli ultimi periodi sta diventanto una gran dispensatrice di cultura. E' proprio una gran bella storia, che non vi racconto. Comunque, il libro finisce con me che smetto di asciugarmi gli occhi, non solo per il sonno. C'è da dire che poche cose mi fanno piangere nella vita reale. Poi c'è tutta quella storia che "boys don't cry"! Però, i libri riescono a commuovermi. Potenza dei fogli stampati! Infine, il sonno passa.
E adesso, eccomi qua a scrivere. A scrivere un nuovo post e non quello che sto buttando giù da un paio di giorni.
Il mio coinquilino dorme nel suo letto. Mi ci sono affezionato parecchio, sebbene in casa sia l'ultimo arrivato. E' un bravo ragazzo, riservato, pulito (alla meglio, come me e gli altri di casa), allegro, rispettoso della privacy altrui e con un'enorme pazienza. Già il fatto che siano le 3.28 e io sia qui a scrivere e a smanettare sui tasti della tastiera e con lo scricchiolare della sedia e che si sorbisca la luce accesa sul mio comodino, mentre dorme e io leggo... insomma... alle volte mi sento un po' in obbligo. Chiacchieriamo parecchio io e lui, non solo perchè condividiamo la stanza. E' più piccolo di me di quattro anni. Eppure è in gamba. Difficilmente stimo le persone, meno ancora mi è mai stato semplice aver in considerazione le leve delle nuove generazioni. Domenico (coautore e amministratore del blog di "Diego Garcia") è un sognatore, anche se terribilmente con i piedi per terra, sebbene alle volte perda di vista i suoi obiettivi. Ha la forza interiore dei vent'anni che su di me cominciava a vacillare prima ancora di compierli. Forse, in qualche modo, lo sto deviando. Spero di no. Lui è una brava persona così com'è. Questo post è fatto più che altro per leccargli anche un po' il culo e non farmi odiare quando lo tengo sveglio col battito irregolare delle mie dita sulla tastiera.
Alle volte lo invidio. Ha calma e tante buone speranze. Sembra avere la testa tra le nuvole di continuo, come un piccolo scienziato pensieroso ed è buffo come un clown. Alle volte è catastrofico e irritante, ma non riesco a volergliene, mi fa ridere. Mi ricorda un mio caro amico. Mi ricorda un po' come ero io qualche hanno fa. E alle volte lo invidio e la cosa un po' mi spaventa, ma non importa, perchè l'invidia può essere positiva se serve a migliorarsi.
Poi, negli ultimi giorni, ha passato Analisi 1, quindi questo diventa un post di congratulazioni e auguri su cui, però, non mi soffermo troppo.
Intanto, mi sono messo a chattare col Kei-Chan. Lui è il mio migliore amico da anni. Ci siamo messi a dirci cose di cui solo noi sappiano l'esistenza, magari pochi altri. Il Kei è la migliore persona che mi sia dato conoscere e, talvolta, non mi capacito delle sue paranoie. Ma del resto, penso che potrebbe dire lo stesso.
Mi reputo fortunato a conoscere questa gente, ma il tempo sta finendo mentre il sonno comincia a tornare, perciò BUONANOTTE.

PS: Questo post è scritto per me, per ricordare tre amici e un buon libro nel mio avvenire.

20 marzo, 2007

Cagliostro


Un grosso e strano gatto nero
dorme e russa sopra il fieno.
Sta sognando il suo spuntino,
mangerà il tuo cuoricino.
Svelto svelto! Corri in fretta,
ma non sfuggi alla disdetta.
Il felino s’è svegliato
sul tuo collo sta col fiato.
Ormai brama la sua cena,
tu lo guardi tra la pena.
Ei non sa, povero diavolo,
che il cuor tuo è già sul tavolo
della sua bella signora
che lo morde nell’aurora.
Tu l’hai amata su di un prato,
con un bacio ti ha stregato.
Tu hai amato, impertinente,
lei, la morte tua imminente.
Non l’è dato innamorarsi
dentro al cuore ha solo sassi.
E’ rimasto a bocca asciutta
il gatto con la coda brutta,
per un po’ ti guarda offeso
e sbadigliando torna steso.

19 marzo, 2007

Demoniacando

Dorme dorme la fanciulla,
lei riposa nella culla!
Porta al collo foulard di seta,
dorme dorme tutta quieta,
mentre il suo foulard già stringo
e il passaggio suo costringo,
mentre guardo la sua morte
già sorrido alla sua sorte!

≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈ ≈


Stava lì tutta tranquilla,
stava lì ed ora strilla!
Stava lì nel suo giacigio,
la dilania il Bianconiglio!

Senza capo nè coda




















Sospirò ansiosa mentre attraversava il largo spiazzo di cemento dinanzi alla grande stazione squadrata, diretta all'autobus che l'avrebbe ricondotta nell'antro silenzioso della propria abitudine casalinga. Il silenzio rotto dagli uccelli che cominciavano a volteggiare nell'alba urbana e austera. Il resto era il battere a macchina dettato dai suoi tacchi, il brusio della città che si svegliava lenta, o che si addormentava troppo tardi, e urla da ubriachi.

Diede uno sguardo verso l'alto, per un attimo portò gli occhi agli uccelli scuri che le danzavano sulla testa, metri e metri sopra di lei. Si ricordava quando era piccola e sognava di poter volare con loro, nei cieli illuminati di sole, guardare gli altri stesi in mezzo all'erba dall'alto, guardarli sognare a loro volta. Sognare. Volava estraniata.

Nei suoi occhi si accese la figura di se stessa, un fagotto di vestiti larghi, tra i banchi del vecchio liceo, mentre scompariva la confusa bambina che era stata e si affacciava al mondo una figura ancora pià confusa e inquieta, che bramava di trasformarsi in una donna forte. Sorrise malinconica al ricordo. Bella e triste.

Si riguardò un attimo, la medesima ragazzina dall'aria martoriata dai propri pensieri, mentre osservava fuori dalla finestra e si perdeva librandosi nell'aria, lontana dai problemi di una famiglia incasinata che non sembrava capirla in nulla, lontana dai problemi di una studentessa a cui veniva sempre chiesto più di quanto lei avesse voglia di dare, più di quanto le sembrasse utile.

Adesso, con una laurea quasi in tasca, la vita non pareva aver smesso di succhiarle quelle energie che non sembravano più bastarle e a cui si aggiungeva il dover crescere ancora, il dover salire un altro sgradevole gradino di vita, che l'avrebbe portata all'indipendenza. La libertà fa paura. Ammettere di essere qualcuno e sapere chi, è difficile.

Quella voglia di sognare si era placata, come un lenzuolo steso ad asciugare, che d'un tratto si ferma dritto e immobile nell'assenza di vento. Era giovane, bella, cosciente di esserlo. Poteva avere tutto e tutti, ma non le bastava. E questo la opprimeva.

Aveva quasi raggiunto buona parte dei suoi obiettivi adolescenziali, ma non aveva ancora il coraggio di essere donna a tutti gli effetti, quella donna determinata che tutti si aspettavano che diventasse quella ragazzina con l'aria spaesata, ma sempre tesa, come un felino accucciato, sul punto di scattare. Animale in gabbia.

E si guardò ancora indietro. Se ne stava aggrappata ai banchi del liceo e aveva cacciato gli artigli appena scappata dal sequestro mentale della vita di provincia in cui si sentiva immobile. Non aveva avuto una vita semplice. Aveva abbracciato il mondo alla continua ricerca di qualcosa, di se stessa e di una sicurezza che non aveva trovato.

A distoglierla dai suoi pensieri, fu il vedere le porte automatiche dell'autobus che si stavano chiudendo. Accelerò di colpo e già correva con un accenno di cuore in gola e i piedi appesantiti dallo sforzo di sopportare i tacchi alti durante la serata in discoteca. Per poco non cadde. Ticchettò violenta contro le porte che le sbuffarono davanti e l'autista la fece salire. Dentro l'autobus l'accolse l'odore di lercio che contraddistingue i mezzi pubblici troppo affollati. Seduta accanto a lei una puttana si rifaceva il trucco.

Si strinse nel tepore tiepido dei ricordi e nel pellicciotto nero troppo corto per coprirla dai pensieri cupi. La matita nera le colò giù dal viso. Poi l'autobus si mise in moto, quasi con un respiro sommesso da bestia ferita.

E io smisi di osservarla.

17 marzo, 2007

Caro tubo catodico...

Io e il tubo catodico non andiamo molto d'accordo. Io guardo lui, lui guarda me, ma c'è sempre un certo distacco. E' che non ci piacciamo molto, quantomeno non più. Io ho scatenato una mentalità troppo critica, lui ha scatenato una serie di minchiate che manco Berlusconi (Beh, per la verità, si potrebbe dire che molte idee ce le ha messe proprio Silvio, ma su questo blog mi sono vietato di far politica).
Stasera mi sono messo a guardare la mia TV. Non è che ci sia molto da guardare. Non solo a livello di programmi, è che il mio è un televisore di quelli piccoli, un 14", più scatola che altro.
L'ho osservato, prima da spento. Ho guardato la polvere sul vetro. Ho guardato quel puntino rosso che dice che lui è lì, che c'è e che, in qualche modo, mi guarda a sua volta, mi fissa, forse mi giudica e... consuma energia, in una maniera tutta sua, "vive". Sulle telecamere la lucetta rossa indica la fase di registrazione. Quel fottuto led rosso alla Big Brother. E per la miseria, anche un libro come "1984" mi hanno rovinato (Orwell perdonali perchè non sanno quello che fanno!). Reality di merda! Che poi che hanno di "REALITY"?
Comunque, prendo il telecomando. Da notare che il mio non è un telecomando normale. E' di quelli che si reggono con il nastro adesivo, con i pezzi che si sono staccati e che non si sa per quale arcana magia si tiene unito... meno ancora per quale motivo riesca a funzionare. Ogni tanto bisogna smontarlo, ricomporlo e va, senza nemmeno cambiare le pile, giusto un sfregatina sui contatti. Poi, per cambiare canale, bisogna dargli un colpetto (talvolta sbatterlo con violenza per terra), se no, non funziona. Ho il telecomando masochista. Però dai, il telecomando è uno scettro, sarà per questo che ancora non lo cambio, ci sono affezionato, mi da il potere, anche quello "supremo" di mandare la TV a quel paese e lasciarla spenta e muta per giorni. Non morta, imbavagliata. Per farla morire per un po', bisognerebbe spegnere il tasto sul televisore, ma (non sia mai!) la "mamma tv" è sempre la "mamma tv". Perchè alla fine, non pensate, la TV ha cresciuto anche me. La TV è la balia di molti, una balia cortese, che non va dalla mamma a dirle che ti sei mangiato le merendine prima di cena. E' per questo che ogni tanto la guardo con tanta pena e le chiedo: "ma come ti sei ridotta?" e faccio "no" col capo, preoccupato.
Mi fermo ancora un attimo ipnotizzato da quel led rosso. Rifletto qualche secondo sul fatto che il rosso indica anche "PERICOLO". Ad ogni modo, accendo. Qualche istante e l'immagine si carica, il volume comincia a trasmettere parole, gli occhi e le orecchie guardano e ascoltano. Cambio i canali che sembrano più o meno tutti uguali. Su uno c'è un programma comico, su uno si parla di politica: il livello è quello. Su un altro c'è un approfondimento giornalistico diretto da Mentana, "Matrix". Il nome è tutto un programma (scusate il gioco di parole) visto che nel film dominavano le macchine, no? Ed effettivamente, a come vanno le cose oggigiorno, ci siamo vicini: a comandare è proprio il tubo catodico. Se ci fa caso, la società prende fin troppo spunto dai modelli della tv. Siamo noi che stiamo diventando "macchine": tutte le ragazze che si fanno duemila problemi se non calzano nella taglia che sia MASSIMO la 40 e questa serie (infinita e industriale) di ragazzi più o meno palestrati (non che sia un delitto tenersi in forma, forse si se a base di steroidi e ormoni) che si fanno fanno le sopracciglia e vestono in giacchette troppo piccole perchè risaltino i pettorali... e chi se ne frega se poi si muovono come manichini e animali impagliati? Ma non voglio far polemica.
Ma si, guardiamo Mentana. C'è poco da vedere del resto (a parte il video di "Bullet with butterfly wings" degli Smashing Pumpkins e, dato che è già 17 marzo, auguri al signor Billy Corgan, al secolo William Patrick Corgan, Jr che compie... quanti? 40 anni?! Cavolo, ragazzo, ti stai facendo vecchio. Non sarebbe il caso di fare qualcosa della tua vita, invece di tentare reunion improbabili dei Pumpkins senza i Pumpkins? Bah! Che dio, se esiste, te la mandi buona e che tu possa tornare ad allietarci con qualcosa di meglio degli Zwan e di album da solista un po' piatti, anche se dal vivo sei sempre bravo). Di cosa si parla oggi? Oddio, ancora tutta la storia di VALLETTOPOLI o VELINOPOLI o come cazzo si chiama? Vabbè, sentiamo. Il riccioluto presentatore comincia a chiedere ripetutamente ad una "accompagnatrice" (termine buonista per dire "puttana", ma nella nostra società perbenista e ricca di "ottimi propositi" sembra che pure il termine "prostituta" possa essere una parolaccia. Ma poi, alla fine, perchè una "puttana" non può diventare "ESCORT", che non so nemmeno se si scrive così? E poi, pure il "bidello" è diventato "operatore scolastico" e lo "spazzino" è "operatore ecologico"!) quanto prendesse per un pomp... no, quanto chiedesse per una sera a cena. Questa si rifiuta di dire il suo tariffario, Mentana insiste, lei rifiuta nuovamente (perchè è una "SIGNORA") e le altre "veline" varie ed eventuali dibattono su tutto questo ambaradan provacato da un usuraio-fotografo-estorsore. E io penso un po' al fatto che, una volta, le troiette in TV aspiravano a fare le soubrettes, oggi vogliono mostrare culi e tette e si aspettano che io le chiami ESCORT. Ma la mia coscienza critica le classifica sempre come belle meretrici. Però può anche darsi che io abbia una coscienza molto antiquata o, peggio, che io abbia una coscienza. E il seguito lo dimostra.
Ci sta un'intervista ad un tizio della strage di ERBA, uno che io avrò visto mezza volta su qualche telegiornale e che, a quanto dicono, è diventato pure famoso. Gli massacrano la famiglia e si trasforma in divo (COGNE e VESPA insegnano. Ma non voglio aprire dibattiti).
E questo dice che, se codesto signor Corona ha fatto queste foto e ha chiesto i soldi ai "famosi" e ai politici non è sbagliato perchè, se le vendeva ai giornali, i soldi se li faceva lo stesso. E io che pensavo fosse estorsione! E aggiunge "forse per la legge è sbagliato, ma per me no". Beh, signor neofamoso della strage di Erba, probabilmente (e mi vesto di tutto il mio cinismo e del mio sarcasmo per scrivere questa cosa) è un bene che tuo figlio sia morto... sai, con un padre così... meglio un led rosso e uno schermo nero pieno di polvere. Faccio "no" col capo e guardo come ti sei ridotta, cara vecchia "balia catodica".

10 marzo, 2007

Quando sono depresso...

Non è che non credo in Dio, è che ho poca stima di me stesso...

09 marzo, 2007

Canzone a tema

A letter to Elise - The Cure

Oh Elise it doesn't matter what you say
I just can't stay here every yesterday
Like keep on acting out the same
The way we act out
Every way to smile
Forget
And make-believe we never needed
Any more than this
Any more than this
Oh Elise it doesn't matter what you do
I know I'll never really get inside of you
To make your eyes catch fire
The way they should
The way the blue could pull me in
If they only would
If they only would
At least I'd lose this sense of sensing something else
That hides away
From me and you
There're worlds to part
With aching looks and breaking hearts
And all the prayers your hands can make
Oh I just take as much as you can throw
And then throw it all away
Oh I throw it all away
Like throwing faces at the sky
Like throwing arms round
Yesterday
I stood and stared
Wide-eyed in front of you
And the face I saw looked back
The way I wanted to
But I just can't hold my tears away
The way you do
Elise believe I never wanted this
I thought this time I'd keep all of my promises
I thought you were the girl I always dreamed about
But I let the dream go
And the promises broke
And the make-believe ran out...
So Elise
It doesn't matter what you say
I just can't stay here every yesterday
Like keep on acting out the same
The way we act out
Every way to smile
Forget
And make-believe we never needed
Any more than this
Any more than this
And every time I try to pick it up
Like falling sand
As fast as I pick it up
It runs away through my clutching hands
But there's nothing else I can really do
There's nothing else I can really do
There's nothing else
I can really do
At all...


Una lettera per Elisa

Oh Elise non importa cosa dici
io proprio non posso stare quì ogni ieri
e continuare ad agire nello stesso modo
nel modo in cui noi agivamo
ogni modo di sorridere
dimenticare
e fingere di non aver mai avuto bisogno
di niente di più di questo
niente di più di questo
Oh Elise non importa cosa fai
io so che io non sarò mai veramente dentro di te
a far infiammare i tuoi occhi
nel modo in cui dovrebbero
nel modo in cui il loro blu potrebbe tirarmi dentro
se solo lo volessero se solo lo volessero
almeno io potrei perdere questa sensazione di avvertire qualcos'altro
che si nasconde
da me e da te
ci sono mondi da separare
con sguardi dolorosi e cuori spezzati
e tutte le preghiere che le tue mani possono fare
Oh io ho preso proprio tutto ciò che tu hai potuto dare
e poi ho gettato tutto via
Oh ho getteto tutto via
come buttare i volti al cielo
come buttare le braccia intorno
ieri
io rimasi e fissai
con occhi spalancati di fronte a te
e il volto che vidi restituì lo sguardo
nel modo in cui avrei voluto
ma io proprio non posso trattenere le lacrime
come fai tu
Elise credimi non ho mai voluto questo
pensavo che questa volta avrei mantenuto tutte le mie promesse
pensavo che tu fossi la ragazza che ho sempre sognato
ma ho lasciato andare i sogni
e le promesse spezzarsi
e le finzioni correr via...
quindi Elise non importa cosa dici
io proprio non posso stare quì ogni ieri
e continuare ad agire nello stesso modo
nel modo in cui noi agivamo
ogni modo di sorridere
dimenticare
e fingere di non aver mai avuto bisogno
di niente di più di questo
niente di più di questo
e ogni volta che provo a raccoglierlo
come sabbia che cade
scivola via tra le mie mani chiuse
ma non c'è nientaltro che io possa fare
non c'è nientaltro
che io possa fare
assolutamente...

Disillusione

Mi guarda negli occhi. Lei, quei grandi occhi marroni nei quali puoi perderti, labirinti lucido-amarezza in contasto col vuoto dei miei. I miei occhi: tristezza ambra e vuoto. I miei occhi da vendere al migliore offerente. L'inespressività e la freddezza sono le uniche armi di cui sono dotato. E sono l'unica difesa. Ma cosa c'è da difendere? Io non chiedo aiuto perchè non c'è più nulla da salvare. Il fatto è che io sono vuoto. Ciò che do agli altri è quello che credo si aspettino da me, ma non mi frega niente di nessuno. Prostituzione mentale del nulla per il nulla. VUOTO A RENDERE. Solo una sigaretta che si consuma pian piano e che, prima o poi, dovrà pur spegnersi, PERDIO! E quello che dico non è casualità dettata dal tempo grigio o da una giornata stagna in cui non si muove nulla nel fantastico mondo di cui mi sono circondato e in cui io sono il SOLO dio supremo (il dio supremo del nulla). La mia è una scelta ponderata. L'autodistruzione è una filosofia di vita. Nichilsmo cronico. Cancrena. Tutte le emozioni che diamo sono quelle che gli altri si aspettano. L'unica cosa è che io ho preso la DECISIONE di non dare più nulla e, se do qualcosa, metto ben in vista il prezzo. E' questo che sconvolge le persone accanto a me, questo è ciò che ogni tanto le affascina. Ostento la mia riluttanza nel vivere. Ostento sicurezza (anche se non è così). E gli altri mi guardano straniti. "Come può una persona così essere vera?". Penso sia questo che si domandano. Mi guardano come si guarda un animale esotico. Perchè essere sinceri è un qualcosa che, se c'è, non deve appartenere al mondo reale. La verità diventa sempre più astratta. La verità può distruggere. La verità non è né mezza vuota né mezza piena. La verità è vuota nella sua pienezza.
Lei, dicevo, mi guarda con questi suoi occhi grandi, pieni di lacrime, non lacrime per me, lacrime per se stessa, lacrime di quelle che non crescono sugli occhi, ma nel rancore sordo della mente. I suoi sono occhi pesanti di quelli che ti senti addosso. Mi dice che mi ama. Io, invece, distolgo lo sguardo. Fisso le luci delle auto che entrano dai buchi delle tapparelle e violentano per non più di un secondo l'angolo più buio della stanza. La luce da abatjuor è quanto di più caldo ed oppressivo ci possa essere come luce. E non illumina nemmeno l'intera stanza. Me ne sto lì nel vuoto dei miei pensieri coperti dalla nebbia per non essere visti da nessuno, me compreso. Penso che si voglia sentire dire, "ti amo anch'io", ma in realtà sa che è finita già da tempo, non serve a nessuno mentire.
Si morde le labbra un attimo. E' così dolce mentre lo fa. Peccato che non si possa mettere il mondo in pausa. Aiuterebbe: si potrebbero gustare meglio le piccole cose. Inquadrare le sue labbra, primo piano, piano piano, rallentare, bloccare il tutto mentre se le morde, proprio in quell'istante. Mi sto chiedendo come sono arrivato al punto di non riuscire più a vedere nulla in te, sai? Mi sto chiedendo come faccio a non vedere più nulla in me. Nulla da dare a te, a qualcun'altra, nulla da dare al mondo fuori. E intanto spengo un'altra sigaretta in un posacenere pieno di mozziconi e ti osservo, mentre sparisci dietro al fumo della mia ultima boccata e ti fai più leggera e mi fai sentire sollevato, prima di riapparire. Devi sparire. Non mi piace guardarti mentre ti sciogli nell'acido delle mie parole. Non mi piace guardarti mentre ti nascondi dietro il mio egocentrismo e non mi lasci vedere te stessa. Tu sei e non sei allo stesso istante. Io non voglio essere. Capisci perchè siamo così diversi? Anche se te lo chiedessi sul serio non capiresti.
Vorrei scostarle i capelli dal viso, ma lo fa da sola, con un gesto nervoso. La mia mano rimane un secondo a mezz'aria. Si mette a sedere più lontana, almeno a un paio di metri da me. Vorrei solo dirle di lasciarmi andare, per il mio bene, per il suo, perchè la sto trascinando a fondo, stretta a me, perchè la sto buttando via. Oh, non pensare che non voglia amarti, è solo che non ci riesco, vorrei farti sentire speciale, ma non posso, è tardi.
"E' finita?" - sussurra. E quel suo filo di voce è stridulo e surreale. Terribilmente vero. Annuisco quasi senza muovere alcun muscolo. Vorrei piangere, ma non mi va di rendere tutto più difficile. E poi non ho lacrime. Vorrebbe piangere, ma non lo farà mai perchè le faccio troppo schifo. Ma va bene così. "Tu non c'entri" - vorrei dirle - "non sei tu, è colpa mia". Ma non è colpa mia. E' così che vanno le cose e non possiamo più farci niente, io poi non ne ho più voglia. "Non puoi salvarmi e io me ne sono lavato le mani fin da prima di conoscerti e ora, non sono in grado di prendermi cura di te come vorresti"- penso.
Annuisco mentre mi guarda con questi occhi come lame. Ma io non mi muovo già più, mentre svanisce piano. Mentre attraversa la stanza, mentre richiude la porta alle sue spalle. Io rimango seduto qui perchè è l'unica cosa che mi è rimasta da fare, almeno per oggi. Silenzio e vuoto, metto su un disco come se nulla fosse mai accaduto e ascolto la musica attraversarmi come fa con l'aria. Non riesco a piangere. "Scusami", ma sei già lontana e non ho voglia che mi ascolti.

08 marzo, 2007

Donne...

Sarò un femminista convinto, ma...


Gli uomini hanno due teste: una sul collo e l'altra nelle mutande.
Le donne una sola... e al posto sbagliato.



Non me ne vogliate, una delle mie battute più cattive non poteva non essere scritta sul mio blog, sono troppo stronzo per non farlo. E quale giorno migliore? Sta di fatto che rimango un femminista convinto e che ci sono solo due cose in cui le donne rimarranno sempre inferiori agli uomini: guidare e fare un buon caffè.

07 marzo, 2007

Dove osano le aquile, anzi no... DOVE OSANO I MAIALI...

"Dove atterrano i maiali volanti?"

Questa la domanda del giorno posta da Roberto Vecchioni...


Maiali volanti. Chi sono? Cosa vogliono? Ma soprattutto, dove atterrano? Venite a scoprirlo... date le vostre risposte, non titubate, la verità va svelata...

NB: Non si vince un cazzo!
PS: Io lo so perchè ho sentito la risposta di Vecchioni e chi la dovesse sapere (Kei-Chan ti ammazzo) sarebbe il caso che stesse zitto!

05 marzo, 2007

Sereno o poco nuvoloso...















Così si parla tanto di ques'impegno sociale, soprattutto al Festival di Sanremo. Bello il festival, eh? Più o meno come una ginocchiata nelle palle, o i programmi della De Filippi.
Ma cosa ne vuoi capire tu di musica italiana, che ti ascolti quel tuo rock moderno da due soldi o quei musicanti da strapazzo di 30-40-50 anni fa?
No no, per carità, io non è che non sono d'accordo col Festival, per carità, fate quel cazzo che vi frega.
Perchè Baudo non dovrebbe scagliarsi contro qualsiasi politico e guardare le tette di ogni cantante? E' vecchio, può fare ciò che gli pare. Lui può chiedere la PACS... no, scusate, la PAX, tra i partiti! La demenza senile non può essere punita, se no ci dovremmo lamentare anche se, per "merito" del senato, cade un governo.
Perchè non dovrei sentirmi le bestemmie in diretta tv e guardare tutto riprendere come se nulla fosse perchè THE SHOW MUST GO ON? Perchè non dovrei sentirmi un cretina con un bel culo che ride solo lei quando fa una battuta? Perchè non dovrei ridere nel vederla cadere mentre inciampa in abiti che nessuno metterebbe mai se non al circo? Oh, abiti costosi!
Perchè non dovrei sentirmi le stesse canzonette sceme che sono sempre le stesse da anni e anni e anni e anni e anni... e anni?
Ah no, è vero, adesso c'è la novità dell'impegno sociale. L'impegno sociale è una cosa seria. Perchè questo "nuovo" Baudo ha ragione. Questo "nuovo" impegno sociale di questi "nuovi" CANTANTI va lodato. Perchè finalmente qualcuno fa impegno sociale. Lo stesso impegno sociale che in tanti paesi del mondo si fa da non si sa quanti secoli anche in musica. Ma agli Italiani piacciono le rime CUORE-AMORE! E no, no no! Ma davvero? C'è chi lo faceva anche in Italia? E Baudo non lo sapeva? Ma dai! No, vabbè, ma Guccini (giusto per dirne uno a caso) non vale. Quello è comunista!
E poi, prima, l'impegno sociale non andava di moda. Perchè l'impegno sociale ora va di moda! E poi chi se ne frega se la canzone che vince non è una canzone ma una parlata con un ritornello per stacchetto? E poi prima questi cantanti cantavano e basta. Ora si metteno sulle sedie e fanno il Titanic!
E non parliamo della giuria di qualità! Voglio dire, più qualità di Magalli e Parietti (giusto per dirne un paio a caso)!
E perchè Albano non dovrebbe arrivare almeno secondo? E perchè quello non doveva non aspettarsi di arrivare terzo con una canzonetta di merda che manco mi ricordo (e non mi ricordo manco di lui)?
Vorrei cantare come Biagio Antonacci...
E mi raccomando, prima di parlare, pensa! Ma prima di pensare, pensa! Prima di Sanremo pensa, dopo Sanremo, pensa! PENSA!

Lo dico a modo mio: PENSA... potrebbe essere un'esperienza nuova!

Voglia di previsioni del tempo... sperando che ci azzecchino, una volta tanto!

03 marzo, 2007

Luna al VI sigillo


















"Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue, le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto".

[Tratto da "Apocalisse di Giovanni"]