31 dicembre, 2007

Gastriti capo-danniche...

..."und Alka-Seltzer fùr dimenticar"...

Per anni difficili da digerire...

... per fortuna, non per tutto. Voglia di Labbra.


PS: comunque, con le abbuffate, soprattutto di dolci, ci vorrebbe.

28 dicembre, 2007

Quel lucido sciricco

Cammino. Cammino sulle mattonelle sconnesse, con i lavori in corso. Stanno sistemando la pavimentazione: era ora. Le viuzze strette del centro sembrano labirinti. Non ci sono più abituato, una volta ne conoscevo ogni palmo. La mattina, quando marinavo la scuola, erano il mio rifugio. Queste strade, i loro negozi, le botteghe degli artigiani, i mille bar e caffè, erano i posti che facevano parte di me. Queste case, le case "gialle", "lu leccisu". Primo conoscevo ogni piccolo buco per ragni di questo centro. Ho passato gli anni in queste piazze, in queste strade strette. Ricordo le mattine. Certe, volte, in estate, se ci si passa alla luce dell'alba, tutto assume un aspetto roseo, anche l'aria. Guardo le lavorazioni barocche. Vado a rendere il solito omaggio al ficus, nel giardino dell'ex conseravorio. E' enorme come lo ricordavo e ne sono compiaciuto, neanche fosse opera mia! Faccio un giro sul corso e poi al duomo, giusto per accertarmi che tutto ci sia ancora e che sia nello stesso ordine.
Al "Sedile" mi fermo a fumare. Controllo che i ragazzi scrivano ancora coi pennarelli i loro nomi e la data della loro "nnargiata" (trad.: quando si bigia la scuola): ok, tutto a posto. Le buone tradizioni non muoiono mai.
Piazzetta Castromediano me l'hanno rovinata. Che cazzo sono 'ste stronzate di vetro? Fanculo.
Questa città sembra molto più perbene ed anche molto più snob e bigotta di quanto la ricordassi. Sembra avere un'aria diversa da prima. Sembra più tagliente e strafottente, un po' insensibile. Ma qualcosa doveva pur cambiare, qualcosa stava già cambiando.
Seduto davanti l'anfiteatro romano guardo la piazza, dalla parte opposta a me c'è il Mc Donalds che rimarrà sempre un vero scempio sotto quel porticato. "Roba da bruciarlo" - penso. Ma gli atti terroristici non si fanno mai nei posti giusti.
Accendo un'altra sigaretta, guardo me e lei, i nostri anni, quelli da adolescenti, perennemente a rincorrersi, noi che passeggiavano mano nella mano, io con l'aria insofferente e triste, un po' maldestro, lei che si atteggiava da signorina, che se la tirava un po' (talvolta troppo). A pensarci ora viene quasi da ridere, ma era bello anche così. Ogni tanto mi viene da cercarla, tra la gente e frugo alla ricerca di qualcosa di conosciuto. Chiudere gli occhi, riaprirli e ritrovarsi lì, abbracciati, su uno scalino gelido del duomo, lei avvolta in lana verde mela e la borsa "pinko bag" stracolma di riba. Io col giubotto di pelle, una mano in tasca e nell'altra una sigaretta accesa. Un cane che puzza di pioggia che piscia dall'altra parte della gradinata e noi a parlare di un futuro che vola lontano in lunghe boccate di Chesterfield Lights. Eravamo felici? Qualche volta, ma ne valeva la pena. Chissà che effetto mi farebbe rivederla. Ora sono un po' più sereno. Sorrido senza amarezza, nei ricordi fermi del me stesso fermo sempre qui.
Penso a quella strana. Di lei non parlo spesso. Lei non sa. Lei la incontravo per caso e facevo sempre la figura del cretino imbarazzato. Ogni tanto, spero ancora che mi possa degnare di uno sguardo, così senza reali intenzioni (che, tra l'altro, non credo di aver mai avuto) e mi metto a ridere da solo. Che idiota sentimentale!
Ora c'è Lei, labbra, e mi sta bene così. Mi manca. Mi manca il suo calore ed il suo naso freddo, le sue mani ghiacciate che scendono dal collo sulla schiena e mi fanno bestemmiare e a lei ridere. Vorrei sapere cosa fa, vorrei vederla. Vorrei baciarla e che contaminasse questo posto che non mi ricorda il suo sapore.
Guardo questa città che mi sembrava così stretta, ora che la vivo da turista mi sembra più accogliente, ma la sensazione di soffocamento non è cambiata. Soprattutto in certe strade, in certi luoghi, in certi odori, in certi postacci dove uno studentello sbarbato non dovrebbe passare troppo tempo.
Sta diventando una città per "esteti" (ed estetisti), tutti così in ordine e perfettini, con le mutande Armani da bancarella e le rate accumulate. Gente da lobotomia pubblicitaria. Un po' mi spiace.
Il freddo è umido e l'umidità appesantisce l'aria, la rende più grigia e triste, stagnante e ferma. Il fumo sale lento verso la luce dei lampioni. Questo posto mi manca, ma non so proprio come viverci. Bah, sticazzi...

25 dicembre, 2007

A me che manca il Grinch

"Devi sapere che le persone a cui mando i biglietti di buon San Valentino sono geniali, attraenti e divinamente sexy. Allora... Buon Natale"

24 dicembre, 2007

Ante(i)-Xmas

Un anno fa era diverso. Almeno c'era la rabbia. Ora non so se ho acquisito una nuova consapevolezza riguardo il fatto che ci possa essere qualcosa di meglio di questo grigio Natale, o se la mia sia misera rassegnazione. Non sono incazzato. Non sono incazzato. E questo è ciò che manca. La mia rabbia si sta diradando, come la foschia fredda che cala la notte e incontra il sole tenue degli austeri mattini invernali.
Intanto la penso. Mi manca. Ma so che c'è. Lei è una certezza e, forse, vorrei evitare che lo sia. Quando non c'è fa male. Non lo posso evitare, non posso schivare i colpi sordi della sua assenza.
Vorrei solo non essere qui. Certe volte, vorrei non essere.

Credo che il Natale mi metta tristezza da tempo, da quando, da piccolo, mi sedevo solo, nel buio a guardare il rincorrersi delle lucine sull'albero di Natale.
E' una malinconia tutta mia.
Le luci si accendono e si spengono. Vite brevi di pochi secondi, semplici scintille, acceso/spento, vita/morte, on/off.
Forse la vita è davvero così breve. Forse dovrei imparare a viverla meglio. Forse non dovrei chiedere di più.

15 dicembre, 2007

Enjoy The Hysterical Puppet

Svegliarmi con lei accanto: questa è l'unica gioia che riesco a provare. Nella mia freddezza di unghie laccate di nero, di occhi infossati nel buio e rossi di pianto e stanchezza, in capricci da bambini assonnati, in desiderio di attenzioni, le sue labbra sono una passione tenue e dolce, che mi accarezza dentro. L'aria di Natale ha un pessimo effetto su di me, sulla mia autostima, sul mio autocontrollo. Instabile. Lei mi calma.

Mi sveglio. Lei c'è. E' una mia certezza. Certe volte la detesto, non per colpa sua, per colpa mia. Pero, svegliami e vederla, svegliarmi e toccarla, svegliarmi e baciarla... svegliarla. Si, questo mi fa stare bene. Mi piace vedere il suo viso rilassato mentre dorme, mi piace vedere la sua bocca imbronciata la mattina quando la sveglio, quando mugola lamentosa e stizzita di lasciarla in pace, che vuole dormire. Adoro quando mi prepara il caffè, quando si stringe a me se ha freddo. Amo conoscere le posizioni che assume per dormire, quando si infila sotto di me, sin quasi a buttarmi a terra, quando si tira tutte le coperte e poi se ne rende conto, nel sonno, e si gira, e mi abbraccia col piumone, avvolgendomi. Amo sapere che si preoccupa per me.

Certe volte, la odio. Odio essere così pesante per lei. Odio non essere in grado di esaudire ogni suo desiderio, ogni sua voglia, ogni suo capriccio, ogni sua speranza. Amo fare ciò che faccio per lei. Amo la sua pazienza, amo averne con lei.

Adoro i suoi gesti. Lei, labbra, un po' bambina e un po' porca.
Lei che mi sfiora, lei che mi accarezza, lei che mi bacia, che mi fa il solletico, che mi fa ridere, che mi sta accanto, che mi stringe quando le piango addosso. Lei che si prende così disperatamente cura di me. Il bisogno disperato, impellente di sentirla, di vederla. L'amore vissuto come un gioco eterno a rincorrersi, aspettarsi e riprendersi senza nemmeno domandarsi se sia giusto o meno, se sia amore o meno. Disperatamente in simbiosi.

Non riesco ad arrabbiarmi con lei, no, con lei no. Con me. Con me spesso ci riesco. Quando capita ho paura. Ho paura di farle male. Sono altamente distruttivo. Sono instabile. Lei mi calma. Con lei posso essere stupido. Ho bisogno della sua franchezza, ho bisogno della mia. Amo poter essere stupido, amo non sentire il bisogno di dimostrarle nulla. La adoro quando ride. I suoi mille modi di ridere. Quella risatina malefica, la sua risata forte e piena che riempie i piani dei palazzi, la sua risatina "ihihih".

E' un bisogno spasmodico di passare questo tempo in silenzio, con lei, nella sua voce.

09 dicembre, 2007

Happy when it rains























Pioggia. Fuori c'è quel tempo grigio e la tapparella è un dolce crepitio.
Domenica. Poco traffico, calma, silenzio, voglia di fare nulla.
Lei, labbra. Il suo corpo sul mio a tenermi caldo, le sue mani su di me, abbracciati, lievi carezze, senza parlare troppo, che tanto non serve rompere il silenzio per essere felici.
Musica. Un album grigio, dolce, lento.
Sonno. Stanchezza malinconica, apatia tenera che mi culla piano.

No, oggi non mi serve altro. Mi basta questo... e mi sento bene. Oggi non m'importa d'essere in caduta libera... oggi rimango sempre a un metro da terra.

08 dicembre, 2007

Un anno dopo...

Un anno di blog... ma non mi va di tirare le somme, non ora almeno.
Un anno più vecchio. Un anno, tempo trascorso, Lei, labbra.
Un anno di malinconie, dolcezze, dissapori, asincronie, stronzaggine, alti e bassi, storie. Un anno di "carta e penna", bei momenti, novità. Un anno a rivangare il passato, un anno che è passato. Un passato che, del resto, se è passato un motivo ci sarà. Un passato che qualche volta si fonde nel presente e non mi dispiace. Io che mi muovo verso un tempo sconosciuto e, forse, già scritto, o ancora tutto da scrivere, magari continuando su questo blog o prendendo altre vie.

Grazie a chi legge e a quella parte di me che scrive.