27 novembre, 2007

26 novembre, 2007

Il viandante nel nulla trova il suo riposo.

Penso. La mia piccola dose di depressione quotidiana. Dieci minuti, mezzora, qualche ora di depressione, per analizzare i miei fallimenti, gli eventi di ogni giorno, guardarmi intorno, vedermi fermo, qualche volta in bilico, col nulla sotto in cui cadere, senza sosta e gli anni che vanno e io che trascino tutto a fondo con me. Certe volte è una sensazione incotrollata e incotrollabile di debolezza, una piccola voce di autodistruzione, il mio piccolo Leopardi, solo, triste e incazzato col mondo.
Penso. E' la mia piccola dose, la mia piccola malattia. E' il mio dubbio, il mio vuoto che mi riempie e mi assorbe in me stesso, come un buco nero che implode e tutto porta in sè. Non ho molte speranze di evitarlo, è la mia dose, la mia croce, ne ho bisogno anche se so che sarebbe meglio rifiutare, che mi porterà in basso, nel profondo, dove tutto è buio. Ed ho paura.
Poi devo aspettare che passi, che si plachi l'effetto. E mentre aspetto galleggio nel mio nulla. E' come essere distesi sul mare di notte, il nulla sotto, il nulla sopra. Placenta liquida avvolgente, nel mio piccolo bozzolo di nulla, dove nessuno sa, dove nemmeno io esisto.
E poi sorrido. E poi sto bene. E me ne fotto e so che non è vero.
E poi è silenzio. Ssssshhhh!
Non penso.

E sarà un volo di uccelli neri ad accompagnarmi, mentre dormo cullato dalle sue braccia, mentre lei mi avvolge e, senza saperlo, spesso mi salva.

23 novembre, 2007

Feng Shui peristaltico-confusionale / No party

Tutto si muove, non riesco a stare fermo. Qualche volta, poi, porto tutto con me nel vortice, come oggi. E, adesso, infatti, scrivo da un altro punto di vista, un po' più a nord, un po' più stretto, un po' più accogliente, un po' più scrittoio, un po' più da studente, un po' più anni '70, un po' compresso, un po' più pieno, un po' più pesante, un po' più caldo, un po' più spifferi quando sono sveglio, un po' meno quando dormo. Tutto questo per dire che ho (abbiamo, io e il mio PAZIENTISSIMO coinquilino) modificato la disposizione dei mobili in camera.... per la terza o quarta volta in un anno... forse decima nel giro di tre anni, modificando un po' tutto e cambiando un po' io, a seconda degli umori, delle stagioni, dei tempi più o meno bui, più o meno caldi o freddi. C'è da dire che in questo uragano che ogni tanto coinvolge la mia stanza sono state molto utili le ore passate a giocare a Tetris e The Sims. E pensare che conosco qualcuno che al Romics voleva andarci travestito da omino di The Sims.

Oggi c'era il concerto degli Editors. Sto rimpiangendo terribilmente di non esserci andato... e così sarà negli anni a venire... io dovrei sempre andare ai concerti che voglio vedere, anche in mancanza di denaro... non so, beh... ecco... mi vendo un rene, si può vivere senza un rene, no? Fanculo... guardo il lato positivo: il 30 il concerto dei Subsonica... il cui ultimo singolo, per il momento, mi fa cagare... e poi si cominciano a mettere i soldi da parte per il costoso concerto dei Cure (29 febbraio 2008, per chi fosse interessato). Intanto, ormai, gli Editors me li sono persi e bestemmio per passare il tempo.

Ora la stanza fa un effetto strano. Già so che avrò difficoltà ad addormentarmi, del resto, se così non fosse, non sarei qui alle tre meno un quarto a scrivere stronzate.
Io cerco di mettere le cose a posto e c'è chi dice che: «'n c'hai proprio un cazzo da fare!»

... ma oggi va bene così...

15 novembre, 2007

Inni sacri in piogge novembrine




















Please, please, please, let me get what I want (The Smiths)


Good time for a change
See, the luck I've had
Can make a good man
Turn Bad

So please, please, please,
Let me, let me, let me,
Let me get what I want
This time

Haven't had a dream
In a long time
See, the life I've had
Can make a good man bad

So, for once in my life
Let me get what I want
Lord knows it would be the first time
Lord knows it would be the first time


Per favore, per favore, per favore, lasciatemi ottenere ciò che voglio (Traduzione)

Bel momento per un cambiamento
Vedi, la fortuna che ho avuto
Può rendere un buon uomo
Malvagio.

Così, per favore, per favore, per favore
Lasciatemi, lasciatemi, lasciatemi,
Lasciatemi ottenere ciò che voglio
Questa volta

Non ho avuto un sogno
Per lungo tempo
Vedi, la vita che ho avuto
Può rendere cattivo un uomo buono.

Così, per favore, per favore, per favore
Lasciatemi ottenere ciò che voglio
Il Signore sa che sarebbe la prima volta
Il Signore sa che sarebbe la prima volta

Cambiamenti di stagione (Malinconie d'Autunno)


Realtà surreale.

Sto cambiando. C'è qualcosa dentro. Quel qualcosa mi tiene legato. Quel qualcosa non va. Molti ce l'hanno e non sanno di averla. Si lasciano scorrere il tempo addosso, lasciano gli eventi intorno a loro, senza tracciarne i contorni, i confini. Io no. Io devo vedere quelle linee, rendermene conto, sorridere amaro e ammettere le mie colpe, per giustiziare il mio subconscio. E' questo il trucco: uccidere la propria anima, finchè non sta zitta. Se ci riesci, starai bene.

In questo periodo di silenzio, ho scritto qualcosa che non posso ancora proporvi, che non voglio leggiate. E i post si sono accumulati in fondo alle bozze e nei cassetti sconnessi della mente. Ho avuto problemi e, mio malgrado, ho visto chiudersi un ciclo che mi accompagna da parecchio. Col numero 18, pare, purtroppo, essersi concluso un fumetto che mi ha accompagnato per un po' di tempo. Saluti a Luca Enoch, che nemmeno mi conosce ed un arrivederci, forse un giorno, da qualche altra parte, per qualche strano motivo, in un mondo di demoni e luce, a Gea.

Certe volte mi chiudo a riccio. Altre sono semplicemente uno stronzo. Pigrizia e timidezza si fondono in noia. Io, la rappresentazione ideale dell'inetto. Io, così al-di-là.

La ragazza se ne stava in piedi, davanti a me. Io appoggiato alla parete del tram. Non è bella. Non si potrebbe dire che è bella. Non si potrebbe definire brutta. Non ho messo il lettore mp3, ho le pile scariche. Sono a terra anch'io dopo giorni di malattia fisica e poi, forse, mentale. Sta lì in piedi e finge che non stia succedendo nulla. Ma sta succedendo e io sono a venti centimetri da lei. Perchè non faccio nulla? Una volta non sarebbe stato così. Ora non ho voglia di salvare nessuno, lascerei affogare il mondo nel suo liquame dal quale non mi voglio distinguere con il mio sorriso color merda dipinta da cioccolata. No, oggi no.
La ragazza piange ed io... beh... il massimo che so fare è tenderle un pacco di fazzoletti di carta e fottermene. Avrei dovuto chiedere "come stai?", "tutto ok?", "che succede?".... ma non l'ho fatto e non mi importava farlo. Ora rifarei la medesima cosa. Il mio non è un rimprovero, non è un'ammissione di colpa, solo una semplice constatazione dei fatti.
Mi ha cercato con lo sguardo, ma io vorrei solo strapparle quelle lacrime e dirle: "è inutile che piangi, non mi frega, davvero, te lo giuro ragazza mia, non m'importa, io non sono qui per salvarti, volevo solo offrirti uno stupido fazzoletto per sentirmi un guaritore, per sentirmi migliore, ma non più di così. Mi spiace, davvero, per oggi è il massimo che posso fare, è il prezzo più alto che posso pagare al mondo. Dico sul serio, trovati qualcun'altro, io non sono neanche davvero qui. Forse sono già affondato molti anni fa e non me ne sono accorto". E davvero non riesco che pensare ad altro che: "ognuno il suo, ognuno i suoi casini, ognuno salvi se stesso".

Io osservo il mondo come una tela. Linee che si intrecciano. E io non devo fare altro che percorrerne una e raccontarla. Il resto non credo che mi importi davvero.

La sconosciuta vorrebbe davvero parlarmi, ha bisogno di qualcuno con cui discutere e io sono l'unica anima che l'ha vista in quell'universo di ciechi. Ma mi dispiace, io sono sordo. Lei vorrebbe solo un orecchio che non la giudichi, a cui poter raccontare la sua storia, per sentirsi un po' più santa, omettendo inconsciamente i particolari della sua croce che si perde tra le lacrime. Ma non sono disposto ad ascoltare nessuno nemmeno per trenta denari.
Mi dice "grazie", mentre scende alla mia stessa fermata e abbozza un sorriso di circostanza alla ricerca di redenzione, per poter andare in pace. Io sorriso annuendo, senza convinzione, senza emozioni, come un prete, mentre il freddo si fa più pungente al calare del sole.

Lei una direzione, io un'altra.

Vedo le strade di una città dove tutti se ne fregano e io che mi sono adattato. Vedo i barboni e passo dritto. Vedo la gente sconfitta dalla vita e non mi importa di loro e chissà quanto mi importa di me.

Vedo la violenza nelle strade per motivi futili, ma al massimo m'incazzo perchè non ne capisco il motivo, non per la violenza. Del resto muore tanta gente ogni giorno, un tifoso è solo un uomo. Tutti gli uomini rischiano di morire, magari ammazzati. Sarò troppo duro? Qualsiasi sia la risposta, più che dispiacermi non so che fare, non conosco risposte in questo periodo.

Guardo la TV, dove un tifoso, probabilmente simile a quelli che fanno casino per una partita di pallone e scatenano guerriglia, distruzione e, talvolta, morte, è diventato un martire di una guerra dei poveri. E io mi incazzo perchè l'informazione fa schifo fatta così, perchè diventa violenza anch'essa. Questa non è giustizia, questo è giustizialismo. A cosa serve la ricerca di un colpevole, se i veri colpevoli non vengono puniti? A rassicurarci da cosa? Abbiamo davvero bisogno di una lucetta accesa in corridoio per dormire più sereni? Ma sapete, non so quanto me ne freghi, facessero un po' tutti quel che pare loro essere meglio.

E alle volte mi va tutto un po' a puttane, qualche volta rido.

Lei, labbra, mi fa stare bene, anche quando proprio non la sopporto. Alle volte è questo quello che conta, qualche volta mi manca, soprattutto quando non la capisco.

Io mi incazzo come un folle nel vedere un cartello pubblicitario che gira sui mezzi pubblici della città e ha una frase con scritto "QUAL'È" con l'apostrofo e... no, davvero, m'incazzo... io pure commetto errori, ma non mi pagano per questo.

E guardo che spesso succedono casini enormi quando si parla di finanziaria e che distolgono molto l'attenzione.

E vedo che la vita ha un prezzo e che la si svende ormai per troppo poco.

Forse ero un uomo buono, forse sono cambiato, forse è solo fantasia... e non so se sarebbe meglio riuscire a pensare questa realtà come qualcosa di tangibile e meno surreale.