05 ottobre, 2007

Equazione imperfetta

Mi chiamo Giorgio Catri e oggi, per la quarta volta sono stato bocciato all'esame di economia politica. Che giornata di merda.

Renato entra in camera di botto, non si capisce se cerca di sfondare la porta o solo di aprirla.

Me ne sto seduto sulla poltroncina di stoffa arancione scuro, con i quadri rossi e arancione più chiaro, con le finiture gialle, appollaiato come un corvo mentre richiudo una canna e ascolto l'ultimo di Dave Gahan: non è male. Mi godo il mio momento di pace dopo l'ultima traumatica botta di sventura universitaria. E sto qui, fermo, immobile, le luci soffuse, ho chiuso la finestra per non sentire il rumore del traffico. Ho fumato un paio di sigarette, ho cazzeggiato un po' al pc. Ora non ho voglia di muovermi. Mi sono messo comodo su questa vecchia poltrona dai colori caldi ed accoglienti. Ho preso una sigaretta, il mio nuovo accendino azzurro-puffo (che se prendo il tizio del tabacchi mi viene da menarlo) ed il fumo comprato da Alì.
Credetemi, se trovate uno spacciatore pakistano, si chiamerà Alì. Non è poi così assurdo, gli SKA-P li hanno passati anche per radio. Non stupitevi se ve lo fate amico. E' il suo mestiere. Non gioite troppo se vi porta in uno dei peggiori bar, nascosto in un vicolo che sa di piscio, in pieno centro, vicolo che nemmeno pensavate esistesse. Non ci avevate mai fatto caso. Probabilmente sono quei vicoli magici che spuntano fuori dal nulla, con dentro un bar lercio, con le luci al neon e un biliardo sgualcito e rovinato dalle sigarette. E' il classico bar dove gli sbirri non ci mettono piede. E voi dovete fingere di non essere a disagio e non far capire che siete lì solo per un po' di fumo e che nemmeno voi ci mettereste mai piede in quel posto. E non vi sbalordite se là dentro Alì è conosciuto, ma nessuno lo chiama per nome, perchè nessuno sa se voi sapete se lui si chiama o non si chiama Alì. E non vi meravigliate se Alì vi racconta parte dei suoi crimini, di essere stato in carcere (è solo un trucco per intimorire un po', abbassa le richieste di sconti, però in carcere ci potrebbe essere stato per davvero). E' il suo mestiere. Pro e contro. Ha bisogno di sfogarsi. Ha bisogno di fidarsi di voi, in modo che voi vi fidiate di lui. E allora non cambierete pusher. Insiste per offrirvi qualcosa. Un caffè va bene. Il caffè, ovviamente, farà schifo, in certi posti il caffè difficilmente lo sanno fare. Ovviamente offre lui, gli state per dare 50 euro, talvolta di più. Cristo, se non offre lui, è un ladro. Ma Alì è solo uno che fa il suo mestiere. Ti mette in mano una stecchetta di fumo senza farsi notare. Tu, senza farti notare, la guardi, la pesi ad occhio... e lo stronzo cerca ovviamente di fottere. Lo fa tutte le volte, lo fanno tutti. Tu lo guardi e gli dici "no". E' un "no" freddo, ma calmo, senza veemenza, tanto lo sai che ti accontenta. Lui ti dice: "sempre no, sempre no, sempre volere di più" - pausa - "ecco". E tu gli dai i soldi. Talvolta ti fa buone storie, talvolta fa finta di regalarti qualcosa, talvolta te la prendi in culo e fai finta di nulla (l'ultima soprattutto all'inizio). Si, va bene, ora va bene, se no, i soldi non glieli davi. Bevi il tuo caffè, fai chiacchiere senza nè ascoltare, nè parlare per uno o due minuti. Poi uscite dal postaccio, lui a sinistra e tu a destra. Ed anche il vicolo se ne torna ad essere un buco nello spazio tempo che non sai nemmeno se rivedrai più.
Tu volevi qualcosa di decente da fumare ad un prezzo decente, lui ti ha dato qualcosa di decente ad un prezzo decente. Tutti felici, il mercato è perfetto. Allora perchè mi fottono in economia? Fanculo.
Vabbè, ho divagato un attimo. Intanto, ho squagliato il fumo, l'ho rullato con cura col tabacco di una delle mie Winston blu e sono lì, nel bel mezzo di un bell'album, mentre mi godo il mio attimo di pace della mia giornata del cazzo. Sto per mettermi a leccare la cartina... e Renato quasi mi sfonda la porta, mi fa prendere un collasso e mi rovescio la canna addosso. Il resto è sulla poltrona e per terra. CRISTO!
Renato è un fottutissimo "rastone" del cazzo. E io mi chiedo: "cosa cazzo di fa in casa mia? come minchia è entrato?". Ma prima lo sommergo di bestemmie.
Martina entra mentre a me esce un "porco dio" gutturale. Cosa cazzo ci fa Martina a casa mia? E come cazzo è entrata?
Renato, per me, è un parassita, un simpatico parassita, ma pur sempre un parassita. Abita al piano di sotto, si fa per dire. Sta sempre qua. Mangia, piscia, caga qua, a volte dorme qua. E non si lava molto. E' amico di Gigi. Gigi è uno dei miei coinquilini... che si è premunito a dare una copia delle chiavi al suo amico Renato (lo saprò poi).
Martina è una strafiga. Cazzo quanto vorrei farmela Martina. Martina è una semi-punkettona-alternativa. E' figa con il suo caschetto biondo con la frangetta storta, il suo bel visetto angelico-slavato, il suo corpo magro e slanciato, il suo nasino all'in su... e il suo gran bel culo. Si, me la farei Martina. Peccato che lei sia interessata alla politica e così terribilmente a tutto ciò che la renderà sempre così interessante ed importante (perchè lei ha sempre qualcosa di intelligente da dire), per il resto del mondo, a me non frega un cazzo. Peccato che la ragazza ascolti metal incazzato che non sopporto e che rutti peggio di un camionista. Se non parla di politica, è sbronza e sta vomitando, perchè quando è solo un po' ciucca, di politica ve ne parla uguale. Però, me la farei. Alle volte, ho seriamente pensato di metterle l'uccello in bocca solo per non sentirla parlare delle sue ideologie del cazzo. Credetemi, è una brava ragazza. La adoro. Mi piace, parlo volentieri con lei, anche di politica. Solo che non è semplice parlare con qualcuno che dopo dieci minuti ti porta il discorso sulla destra, la sinistra, Prodi, Berlusconi... cazzo... esiste anche altro. E' che poi ti senti escluso dalla sua vita e dalle sue mutande, nel caso tu ci voglia entrare.
Cristo! Cristo! Cristo... si che esiste anche altro.
Il mio piccolo momento di gloria è sfumato. Chiudo gli occhi, mi mordo le labbra, tiro su un bel respiro profondo e butto fuori dalla mia camera Renato e i suoi fottuti rasta. Lui continua a scusarsi, a dire che aveva bisogno di una cartina, che gli spiace, che non voleva farmi prendere un colpo, che non voleva farmi saltare per aria la mia canna, che non sapeva come fare, che Gigi gli ha mollato le chiavi. "Ma Gigi non c'è, per dio!". E lui dice che lo sa che Gigi non c'è, per quello è venuto in camera mia, che ha sentito la musica.... che... che... bla bla bla... lo sbatto fuori e gli chiudo la porta in faccia. Lui da dietro l'uscio supplica come un bambino che non si aspettava di essere sgridato, un bambino capriccioso: "ma almeno me la dai 'sta cartina, frate'?" E mi devo trattenere per non riaprire la porta e spaccargli la faccia sul passamano delle scale. E, credetemi, in questo momento mi dispiacerebbe solo per il passamano.
Ora Martina. Cosa cazzo vuole Martina? In quale stronzata politica mi vuole coinvolgere stavolta? E il fatto peggiore è che le dirò di "si". Non so resistere a quelle labbra finemente disegnate da un dio di merda solo per ficcarmelo nel culo (e mi viene in mente De Andrè: "...e a un Dio a lieto fine non credere mai...").
Allora, calma. Entro in camera. Lei è seduta sul mio letto. Ridacchia. Accarezza il mio gatto. Accarezza il mio gatto? Il mio gatto non si fa accarezzare da nessuno, evita gli estranei, anche quando li conosce (e in questo modo, se ci penso, non li conosce affatto, quindi restano estranei, quindi li evita). E ha sempre odiato le femmine, soprattutto quelle che piacevano a me, facendomi fare sempre delle gran figure di merda!
Respiro. Respiro un attimo. Si si, un bel respiro profondo. Lei accarezza "il venduto" e ridacchia. Io accendo una sigaretta e la fulmino con uno sguardo. Lei è divertita dalla situazione. Io, sinceramente, no. Mi dice cercando di trattenere il riso: "Ti ho riportato Morty", era sul mio pianerottolo (ah, lei abita al piano del rastone rompiballe... lo stronzo aveva mollato la porta aperta, mentre si introduceva in casa MIA).
"Gra... grazie", e tiro una pesante boccata di fumo, "ora sputa, in quale manifestazione mi vuoi portare? In cosa mi fai buttare il mio tempo? In che piano politico-divino rientro stavolta?".
Mi guarda. Mi guarda strano. Ride. Io mi avvicino per toglierli Mortimer (il gatto venduto) da dosso, e lo stronzo mi guarda e mi tira una zampata con tanto di artigli. CAZZO! E sto urlando! Figlio di una gatta clandestina! E lo stronzo scappa. Martina ride. Vorrei menare anche lei. Poi mi tuffo di schiena sulla poltrona bestemmiando, sbuffando in aria il fumo della sigaretta, mentre Martina mi deride. Ride di me. "Allora, perchè cazzo sei qui?" - le chiedo sfinito, stremato, umiliato. La mia lotta contro il mondo, il fato, il destino, la sorte, dio, oggi è impari, perdo anche con Martina, ma con lei perdo sempre... e la odio per questo.
Lei mi fa: "volevo vederti" - mi dice - "ho... ho una gran voglia di fare l'amore con te".
La scena ora va un attimo a rallentatore, con gli occhi che mi schizzano fuori dalle orbite, la mia bocca che si apre, rimanendo muta. Poi la scena si ferma del tutto, si fossilizza per un po' e io mi stacco dal mio corpo, passeggio un attimo su per il muro, per il soffito, l'altro muro, faccio un ballo scemo ed osceno, mi risiedo nel mio corpo... poi il dubbio: mi sta pigliando per il culo?
Invece no, il tempo riprende a scorrere e lei è seria e sta diventando tutta rossa, probabilmente sta aspettando che io dica qualcosa e non capisce il mio silenzio. Penso che anche lei abbia avvertito quegli istanti in cui il tempo non è trascorso normalmente. Mi guarda, la guardo e io mi sento dire qualcosa che mai avrei pensato ed, ancor prima di sentirmelo dire, mi sto prendendo a sberle da solo, prima di sentire il calore della mano di Martina sulla faccia che arriva per davvero insieme ad un "sei proprio uno stronzo, egoista, insensibile del cazzo"! Ho detto: "e io volevo soltanto farmi una sola stramaledetta canna". Lei si alza, mi viene vicino veloce, mi da una sberla, mi offende e corre verso il corridoio e non stava scherzando. Lei aveva davvero voglia di fare l'amore con me ed io sono un vero idiota. E le sto correndo dietro, la sto per raggiungere, le sto cercando di parlare, ma oggi dio, quel figlio di puttana in cui non credo e che mi vuole morto, oggi mi odia. Mortimer mi si fionda tra le gambe, correndo spaventato, io inciampo cado e do una capocciata conto il mobile del telefono.
E lei ride. Comincia a ridere rumorosamente e la sua risata riempie la casa, riempie il palazzo, la città, il mondo. Mi si avvicina e mi fa: "ecco perchè voglio fare l'amore con te". E sta piangendo e ridendo insieme, tira su con il naso e sta piangendo e ridendo e la sua risata fa vibrare l'aria ed io sto bene. Comincio a ridere anch'io e lei mi mette il ghiaccio sulla testa e me lo tiene premuto, e poi facciamo l'amore, facciamo l'amore una, due, tre quattro, cinque volte (e poi basta che non gliela fo'). E vaffanculo dio, vaffanculo la sorte, perchè la sorte gira. Ed io ho pagato il mio conto con la sfortuna e l'economia è perfetta, perchè la matematica non è un'opinione. Mi resta solo un dubbio: perchè mi fottono all'esame?

6 commenti:

Fabio Marzo ha detto...

sublime

durk ha detto...

Grazie

Anonimo ha detto...

semplicemente eccezionale...leggo da poco il tuo blog e devo dire che lo faccio con grande piacere...bravo davvero

durk ha detto...

Fa sempre piacere avere nuovi lettori.

Anonimo ha detto...

mh.
credo che tornerò..

durk ha detto...

O_O

Questo racconto sta avendo più lettori di quanto mi aspettassi... dovrò cominciare seriamente a pensarne un altro.