09 dicembre, 2006

Ultima notte: sesso, droga e rock'n'roll...

Questo blog poteva cominciare solo come parto dei postumi di una notte passata a fare il tossico.
Fumato troppo, ieri ho davvero fumato troppo. L'ultima canzone che ricordo era Personal Jesus.
Poi il fumo nel locale. Musica a palla, luci stroboscopiche, faretti psichedelici, rumore, la gente, un viso... lei, labbra.
Quando si è a merda, si rischia sempre di fare qualcosa che non si vorrebbe fare... no, mi correggo, si rischia di fare ciò che davvero si vorrebbe fare, anche quello che non si dovrebbe.
Istinto. Nient'altro...
Lei... labbra.
Il divanetto vuoto. Siamo soli, soli in locale pieno di gente, gente che scompare nel fumo di sigaretta e in quello della macchine da discoteca. Tutti i fari che si spengono, tranne quello che illumina lei. Lei, accanto a me. E' ubriaca, suppongo. La testa pesante e la mente leggera.
Lei è lì e sta più o meno nelle mie stesse condizioni. Forse ha i miei stessi pensieri troppo sfuggenti per aggrapparvisi e sfuggire alle carezze inconsapevoli.
Mi è sempre piaciuta. Ho sempre detto: "meglio di no." Perchè no? Paura di tutti i casini che si creano, gli amici che ci conosco che non si fanno i cazzi loro, le mie paranoie che in questo periodo continuano a rompere a tratti sempre più lunghi. Non è il caso di cominciare qualcosa quando non si ha voglia che vada in porto qualcosa. Non sono in vena da scopata e via. Ma nemmeno di avere una storia. Voglio stare per i cazzi miei. E lei è una di quelle ragazze "pericolose" che potrebbero davvero piacermi. No, questo non è il momento migliore per incasinarsi la vita.
Quanti saranno i centimetri che ci separano su quel divanetto? Pochi. Troppo pochi.
Ho sonno, anche se ho una gran voglia di muovermi, di ballare. Questa musica mi piace.
Mia sorella mi ha sempre detto che Lei, cito testualmente, "non ti si caga". Lo so. Del resto non mi aspetto che lo faccia, non mi aspetto nemmeno di provarci io. Abbiamo passato abbastanza tempo insieme, è un anno che la conosco e siamo sempre stati abbastanza... come dire... tranquilli. Non estranei, ma ci siamo sempre passati accanto senza sfiorarci. Io non ho le palle per provarci. Non ne ho nemmeno voglia. Sono già incasinato di mio. Avere una persona accanto significa distruggerla.
La mia testa è contro la sua. Le mani si sfiorano. Le carezze si accumulano. Accanto ho l'amico con cui ho fumato che mi chiede di andare a ballare. Io voglio rimanere lì. Il calore del suoi capelli contro la mia testa mi riscalda il cervello. Mi piace.
Era tutta la sera che ci guardavamo. Ballavamo, fumavamo insieme, ridevamo. Il resto della gente sembrava lì di contorno. Comparse e attori messi apposta. Quando non ci si sente in equilibrio con se stessi, bisognerebbe stare lontani da situazioni simili. E io è po' che non provo particolare piacere nemmeno nel divertirmi. Forse è per quello che sono a merda, per fuggire dalla realtà che mi circonda o per provare piacere nello stare tra la gente che si muove scintillante tra le paiette e costumi e facce truccate tra la musica rock che risuona nel locale. Palle, sono a merda perchè mi piace. Poi l'inquadratura si stringe.
Lei si gira, mi guarda. E' un istante. Mi bacia. La bacio. Bacio le sue labbra. La musica ci avvolge mentre ci avvinghiamo l'uno all'altra. Non parliamo. Avremo scambiato ben poche parole durante tutta la serata. Eppure le nostre lingue si muovono e le nostre bocche si schiudono sul viso e sul corpo. Ci muoviamo in un gioco composto da quattro mani e due bocche. Giochiamo come animali che si studiano, prima di entrare in territori ben poco innocenti. Tutto intorno a noi adesso c'è il vuoto.
Quanto è durato quello strusciarsi di corpi, quel cercarsi di lingue, l'animalesco modo di leccarsi, mordersi, farsi male... prima di ricominciare ad accarezzarsi? Minuti? Ore?
Poi le luci si sono spente e accanto a noi, nel silenzio della musica ad alto volume sono ricomparse le facce e le voci di chi era lì con noi.
Alla chiusura eravamo di nuovo abbracciati, come dopo sotto la pioggia sotto un ombrello a pallini. Lo riuscite a immaginare un ragazzone in un lungo cappotto nero di pelle abbracciato a lei, alle sue labbra, al suo culo?
Ci siamo lasciati con un bacio davanti all'autobus.
Dopo l'animalesca poesia si ferma. La "fattanza" da tossico sale. D'un tratto ci si comincia ad accorgere del freddo, del senso di nausea, della testa che se ne va tranquillamente a fanculo per cazzi suoi e si svuota del tutto. Credo d'aver vomitato per un botto di tempo.
Sto facendo casino... tra un po' parto, starò via per un po' da questa città. Ah, piccolo particolare: che io sappia lei ha già un ragazzo.
Ora smaltisco la botta di tetraidrocannabinolo e penso a questa lei, all'altra lei che mi manca. A me, alla voglia che ho di dormire e basta, staccare la spina, rivedere per le feste i miei più cari amici, alla voglia di andare di nuovo a ballare. Alle occasioni perse e a quelle che sto buttando via per una paura o per un'altra.
Non ricordo nemmeno come cazzo ho raggiunto casa. Stamattina ero vestito, solo, ancora bagnato dalla pioggia della scorsa notte. Col PC che devo assolutamente rimettere a posto. Da qualche parte devo pur cominciare a rimettere ordine nella mia vita.
Ora è tardi e la testa gira ancora... Ho bisogno di riposare, di non pensare. Domani, a mente lucida, senza emicrania, forse ragionerò meglio.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

... non so che dire... sei un grande!!!

Kei-chan ha detto...

Un grande cosa pero'?
Eheh, qui bisogna puntualizzare...

Anonimo ha detto...

meno male ke nn sei venuto a ballare!!!