07 giugno, 2009

Scatti in piccole dosi

Sono in macchina. Il tramondo scende lento dietro l'orizzonte arrossato, le nuvole arrossate e gli alberi scossi dal libeccio.
Ogni volta che ti chiamo, ogni volta che ti sento, ogni volta che ti vedo, ogni fottuta volta è un pugno nello stomaco. Ne ho bisogno, ma so che mi farà male. Meglio non chiamare. Ma è troppo che ne faccio a meno, è una necessità impellente, mentre al solo pensiero le tempie mi si bagnano di minuscole gocce di sudore freddo. No, non ti chiamo. Lascio il cellulare sul sedile accanto, poi lo prendo, di scatto, faccio il numero. E' un bisogno morboso di farmi del male, una necessità sterile ed autolesionista di sapere che ci sei, che c'è ancora qualcosa, qualcuno in grado di ritorcermi le budella, sensazioni di attimi, sempre quelli, ripetuti all'infinito. Cicli circadiani autolesionisti, per stare bene, per non pensare un po', per guardarti ancora una volta fissa negli occhi, occhi così grandi che ci sto già affogando. Sensazioni sconnesse, un mondo a colori, risate e la botta di paranoia subito dopo. Il respiro pesante dopo che esco. Si, so che andrà così. E ci sarà qualcosa di inconfessabile dentro e mi stupirò ancora che ci sia ancora qualcosa che mi stupisca e di sapere che sei ancora tu, che è ancora un tuo gesto che ancora non avevo notato, che è sempre il tuo sorriso timido e sincero quando ti ritrai, vederti che ridi.
Costante consapevolezza di sapere cosa ritrovare, ricordare le strade, seguire, andare oltre, ritornare. E' una corona di filo spinato per sentirmi un attimo re, sebbene sappia che sarò spodestato. Certe volte, per certi attimi, ne vale ancora la pena.
E io lo so dove sei, davvero, conosco il tuo profumo. Conosco la tua luce e so abbracciare il tuo buio. Perché l'ho fatto e tu lo sai che potrei.
Io lo so l'effetto che fai, con te vado sul sicuro, adrenalina. Sali nelle vene, poi il cervello comincia a pulsare, i pensieri si fanno leggeri, connessioni neuronali sconnesse, prima che la testa esploda un po'. Poi sto bene.
So dove sei, so dove vorrei essere, vorrei perdermi, vorrei essere in te. E non posso. No, non devo. Tu devi rimanere la mia certezza, io ho così terribilmente bisogno di te. E' per questo che alla fine cedo.
Squilla.
Tanto lo sapevi che l'avrei fatto. Ti sentivo nell'aria e per te era lo stesso. Lo sapevi che avrei acconsentito questa volta, come al solito, a quel sottile richiamo della tua mente. La mia è devozione.
Il nostro è un gioco perverso, il mondo sa e noi taciamo. Oh si, davvero, se ci pensi bene, lo sai anche tu. La descrizione è così completa, il quadro è perfetto, ma io sono un artistoide senza fama nè brama di successo e non ho il coraggio di togliere il lenzuolo alla mia opera migliore. E' una cosa mia poterti guardare, il modo con cui ti ammiro, con cui scruto sicuro la tua bellezza. E un po' maniacale.
Rispondi.
Dove sei? E per poco non prendo in piedo l'auto davanti a me, con il rumore della frenata, gli pneumatici a strisciare l'asfalto. E poi corro. Corro a raggiungere la mia certezza, il mio piccolo mondo in una palla di vetro, prima che svanisca, prima che passi l'effetto. Non puoi lasciarmi, perché sarebbe dura fare certi passi. E non ho nemmeno bisogno d'averti. Ma devo sapere che ci sei, è terribilmente importante sapere che esisti, che stai bene, soprattutto che stai bene. No, non sto piangendo, stai tranquilla.
Ho la mia maschera da benaugurante, il mio sorriso e ho il tuo. E le lacrime scompaiono e io sto bene e sono felice. E ti vedo e ci sei e mi scorri dentro e mi pulsi in testa.
Con te sono sempre impacciato, come se ti vedessi per la prima volta e mi perdessi subito. Del resto e stato così, ma ovviamente tu questo non lo sai. Sudo freddo, rido nevrastenico, scherzo senza cinismo, mi muovo, fumo, sono irrequieto. Mi alzo quando ti alzi, non per educazione, ma per un gesto inconsulto, forse per non farti andare. Guardo i tuoi occhi con il trucco nero, le tue labbra sottili, il sorriso da pubblicità, la vita sottile. E il tuo fare distratto e la tua testa dura. Il mondo tutto tuo, nella tua testa, il tuo pensare sempre al meglio e tanto poi chi se ne frega. Certe volte mi spiazzi. Come quando mi abbracciasti. Tu non abbracci mai. E ti sta bene anche il pigiama che ti fa così sexy.
E vorrei, ma non posso. E potrei, ma non devo. E dovrei, ma non riesco. Eppure darei tutto per pur di sapere che ci sei. E ti sorrido. E ridiamo. E mi basta. E mi serve vederti così.
E sei droga e sogno.

5 commenti:

Fabio Marzo ha detto...

durk, non ti leggevo da tempo ma è sempre un grande piacere... anche il "tramondo" non è poi così tremendo. :D

durk ha detto...

Ahahah! E c'hai ragione pure tu Fabiu', peccato non scrivere più come prima! Poi mi vengono pure gli errori di battitura! Ahahah! Un abbraccio e grazie!

terrorist einsatz ha detto...

durk quello che scrive è davvero interessante . sno sicuro che con lei si potrebbero afrontare dei discorsi davvero interessanti ^^ un ragazzo o un uomo con cui nn sarebbe possibile annoiarsi

durk ha detto...

Grazie. Dammi del tu.

a.c.xx ha detto...

Dov'è il linck "mi piace", dove? Non lo trovo, dov'è, eh???
:-P