09 maggio, 2008

Primavera

Quando mi sono svegliato ero in chiesa.
E' un edificio alto, credo una chiesa moderna, perchè non ci sono tutte quelle cose tipo affreschi o statue o cose così. E' come un hangar o qualcosa di simile, cioè... è un edificio alto, di quelli in prefabbricato di acciaio e cemento. Non è una chiesa molto figa. Probabilmente, vista da fuori, direi: "che è 'sta merda? Pare una pagoda preconfezionata e senza merletti che la rendano figa".
Io non amo le chiese, non sono un credente e non sono un tipo da messa, ma l'arte mi affascina (anche se non è che me ne intendo, ma ho buon gusto, almeno secondo il mio "inappelabile" parere). Bestemmio e non ho alcun rispetto per la fede altrui, semplicemente perchè... non m'interessa. Io e dio (come anche io ed io) ci stiamo indifferenti vicendevolmente già da un po'. Io non rompo il cazzo a lui (tanto quando impreco, lui sa che non ce l'ho con lui e che può farsi i cazzi suoi) e lui non rompe il cazzo a me. E, poi, LUI non esiste e, anche se esiste, non vedo perchè dovrei vedermela con LUI, visto che non credo in LUI. Che poi potrebbe tranquillamente essere una LEI. E, forse, in questo caso, la cosa potrebbe anche procurarmi dell'interesse, voglio dire... una dea... beh, avrà un certo sex appeal , no?
Ma torniamo a noi.
La chiesa è grigia, un po' buia, tranne dove entra la luce, dalle vetrate in alto, colorate, a raffigurare sui muri larghi e grigi, figure sbiadite di santi. Ma fuori il tempo deve non deve essere buono, non entra tanta luce e, dei santi, rimane solo uno spettro confuso.
Non ci sono candele. Ci sono solo quelle stupide lampadine a forma di fiamma. Imitazioni elettriche per una realtà che non si può permettere calore reale.
In fondo c'è la croce. Una croce enorme, di legno scuro, che domina sull'altare, col Cristo di metallo. Sembra una persona immersa nel ferro fuso. E sembra soffrire. Cioè, se non avesse quell'espressione sgomenta, se quel viso fosse meno turbato, probabilmente darebbe una qualche speranza in più. Forse sembrerebbe al massimo un tipo rivestito di carta stagnola, più che dare l'idea di uno immerso nel metallo bollente. Ma ognuno porta la sua croce, anche le icone sacre. Rendere più pesanti le croci delle statue, forse, fa sì che le croci di ognuno risultino una carogna più magra da portarsi appresso. Magari il mistero della croce è tutto qui, racchiuso in una filosofia da falliti.
Non ci sono navate. Ci sono due file di banchetti di legno chiaro. Un paio di confessionali che sembrano di qualche secolo fa, scuri e molto meno semplici del resto dello spartano arredamento. Un piccolo parallelepipedo in metallo, vicino ai due gradini dell'altare. Un modo per spillare soldi e pulire la coscienza: una scritta "offerte".
Non un grande altare. Accanto alla tavola liturgica una fila di sedie per lato, dietro tre poltroncine rivestite di stoffa rosso scuro, gli schienali alti, non danno l'idea di essere comode, troni ecclesiastici angusti. La poltrona centrale è un po' più grande. E' tutto molto semplice. L'ara è lineare, senza fronzoli, come tutto, a parte per i confessionali. Ma quelli sono il vero potere. Il potere va esaltato, per incutere timore, per risaltare le tue colpe, per dar loro un peso.
Non sono senza macchia, ma non andrei certo a dire i miei peccati ad un pirla vestito da boia senza cappuccio e che mi dice che tutte le mie colpe mi saranno assolte con dieci ave maria e/o venti pater noster. Conosco mio padre... e nemmeno lui è mai stato un sant'uomo. E non credo certo nella fratellanza dei popoli, soprattutto se prendo in considerazione quanta gente mi sta sul cazzo e quanta ne prenderei a sberle, preti in primis.
Mi chiedo cosa diavolo ci faccio qui, nel mezzo di una chiesa. Mi guardo intorno, per quanto riesca a muovermi. Nelle file di banchetti davanti a me, a destra e a sinistra ci sono persone in ginocchio, che pregano. Figure scure, vestite di nero, ma senza borchie, non come piace a me, non come quando si va a ballare. Più come un funerale.
La gente piange. E' un pianto sommesso, lamentoso, ma senza troppa verve.
La gente mi passa accanto, qualcuno si fa il segno della croce, un prete entra, parla, ma non capisco ciò che dice. Capisco solo che è latino. Io col latino non ci sono mai andato troppo d'accordo. Recita la messa come una litania, una ninna ninna poco entusiasta. E anche il prete nella sua tonaca è un estraneo. Qui non c'è nessuno che conosco, non una figura girata di spalle, non una dei tanti volti senza volto che mi si avvicina.
Dovrei aver paura, ma non tremo, sono calmo, per nulla scosso, solo curioso. Curioso di sapere cosa ci fa questa gente qui, cosa ci faccio io qui. Dovrei piangere? Dovrei ridere? Dovrei urlare?
Vorrei imprecare, chiedere, domandare, ma non lo faccio. Semplicemente osservo.
Mi guardo intorno. Vedo fiori non troppo vivi, dai colori troppo spenti, qualcuno già troppo appassito per essere vivo. Vedo una donna, che mi si avvicina e non è che si capisca molto che è una donna, vedo le panche più vicine a me, vedo i contorni di legno tutti intorno, poi capisco.
Vedo la sagoma della bara, vedo le vene del legno scuro che mi avvolgono, vedo il prete che benedice, sento le mie bestemmie salire fino al cervello, poi più in alto, fino a sfondare il tetto di questo posto. Ma nessuno ascolta, nemmeno io ascolto, non c'è voce, non c'è brivido e mi calmo. Non ho paura, non sento nulla, sorrido. E' uno scherzo? E se non lo fosse? Certo, sarebbe bello sapere almeno come sono giunto fino a qui, come sono arrivato a questo punto, fermo immobile, come riesca a guardare la gente, se ho gli occhi aperti o se li ho chiusi. Solo dettagli, dettagli senza importanza. Non devo avere paura. E non ne ho. Sono calmo. Calmo, senza luce, senza tunnerl, senza anima. Forse è questo che servono i vermi, a cavare il corpo per far uscire l'anima. Ma non credo esista un anima, non sono convinto che esista un dopo.

Poi una voce, un urlo dall'esterno, una voce lamentosa, stridula, affannata, di pianto e spavento. Mi sveglio. La voce continua, sono fuori, sul balcone, il calore del sole di un bel giorno di primavera alle dieci e mezzo del mattino, una brezza serena, una zaffata di smog che risale dall'asfalto fin al quarto piano. Una donna per strada è stata scippata, grida aiuto, un ragazzo sta correndo, prima di essere fermato, quasi linciato, poi arrestato.

Vorrei svegliarmi o riaddormentarmi, ma è tardi, devo studiare.

1 commento:

Anonimo ha detto...

http://world3.monstersgame.it/?ac=vid&vid=110049300