01 marzo, 2008

Grezzie!




















Musica che amo. E' importante per mantenermi vivo.
Il Palalottomatica non è l'ideale. No, diciamola tutta, l'acustica fa schifo. Ma non è importante, non è importante se di alcune canzoni non si capisce niente se non un insieme di suoni indistinti, di ritmi che si inseguono e che, distorti nel e dall'indefinito, si perdono.
Il prezzo vale le quasi tre ore di concerto.
L'eterno ragazzo immaginario è sul palco, forse con qualche chilo di troppo di grasso e trucco, ma anche questo fa parte dello spettacolo. E' un palco minimale, è il palco che si vorrebbe vedere. Perchè anche il ragazzo immaginario è il palco. E' una presenza indiscussa, lui non ha bisogno di scenografie, di giochi pirotecnici. Bastano quattro luci. Davvero, il palco sono quattro luci. E nello scenario scuro le macchie colorate sono il biancore della faccia di Robert Smith con il suo cespuglio di capelli in testa e la chioma purpurea del bassista. Il resto dei colori lo fanno le note e la voce del cantante. E' una voce perfetta, di chi sa quel che fa e lo fa splendidamente. E' una voce che scorre limpida. E mi chiedo come faccia ad avere una voce così. Mi chiedo come non si sia rovinata con gli anni. E' la grandezza della sua voce la prima a colpire il pubblico. E la voce è l'unico strumento ad essere perfetto nonostante la pessima acustica. Robert Smith: voce e capelli, labbra rosse e buona musica.
Le canzoni si susseguono, spezzate da qualche pausa, dalla voce di Robert che ogni tanto si ferma per ringraziare in francese prima, in inglese poi e alla fine con uno striminzito "grezzie". Ma va bene così. Glielo si può perdonare. Lui non è un artista che si sente star. Lui è star a modo suo, giocando con il suo pubblico, prendendosi in giro, prendendolo in giro, come un amico immaginario, come una marionetta, come un pagliaccio un po' triste che non fa altro che commuoverti. Ti fa venir voglia di volergli bene, oltre che di ammirarlo per la sua bravura.
E' umile. Terribilmente umile. Non sembra sul palco, sembra far parte del pubblico. Siamo noi che onoriamo lui o lui che onora noi?

Discussione post concerto: "«Chi è il porcellino di papà? Chi è il porcellino di papà? Ma sei tu! PRRRRRRRRRRRRRRRRR!». A vederlo ti fa venire voglia di essere Homer e di fargli fare Spider-Pork, anzi Smith-Pork!"

E' uno che ispira simpatia e ti fa venir voglia di stringerlo. Gira per il palco per regalare saluti e smorfie e "grezzie" a tutti.

E che ci devo fare se a me la musica mi commuove, quantomeno certa musica se è ben suonata? E mi commuove soprattutto quando è legata a bei ricordi. E la musica dei Cure ci si presta bene. Spesso è malinconica, anche se non è mai triste. Non è una musica che si rassegna, in particolar modo non dal vivo.

Il concerto parte un po' lento, ma mr Smith sa cosa fare, sa come animare la serata.
La scaletta non è carente, richiama un po' tutti gli anni di musica e di successi della carriera del gruppo. Una carriera mitica, senza dubbio.

I pezzi riempiono il palasport e poi il pubblico. La gente batte la mani, Robert Smith canta, è un tutt'uno. Il pubblico suona con lui e lo accompagna. E lui ride e la gente è felice. E' felice anche quella massa depressa di darkettoni e nessuno di loro vorrebbe morire, o, comunque, morirebbero felice e contenti con il sorriso sulle labbra e le lacrime di gioia dagli occhi.

E' un gran concerto. Robert Smith si concede al pubblico, il resto del gruppo sono comparse. Lui è i Cure. Forse non è bello per chi lo accompagna, ma al pubblico non interessa, nemmeno a me interessa. E poi il bassista con quei capelli rosso tinto sembra voler dire "iosonochissàchi!".
Smith fa le smorfie, abbozza strani balletti nel suo mondo fatato che stasera è uscito dalla sua testa per renderci tutti partecipi di come sia bello essere ragazzi immaginari.
Anche io sono stato ragazzo immaginario, per certi versi lo sono ancora, ma forse oggi sono troppo vecchio per esserlo del tutto.
Prima era diverso. Forse è il fatto che certi pezzi sono legati a certe parti della mia vita, a certi "eventi", soprattutto se poi Robert si mette a fare di fila FRIDAY I'M IN LOVE, INBETWEEN DAYS e JUST LIKE HEAVEN. E' una forzatura alle lacrime dei ricordi. Quelli che ti fanno pensare con un sorriso ebete e soddisfatto e ti riportano indietro in una vecchia automobile persa in mezzo al nulla insieme al primo amore, quello dei 18 anni, quando ti senti già uomo e pensi di spaccare il mondo, quando hai abbastanza conoscenze e ancora la spensieratezza dell'essere bambini. E' un'età strana quella lì... "Friday I'm in love", poi, era la nostra canzone, no?
Oppure ti getta ancora più indietro a cantare a squarciagola su una Vespa o su un "SI" Piaggio (più tardi anche sul mio scooter adorato, che dio l'abbia in gloria e che chi l'ha rubato possa fracassarsi la testa ad ogni palo della luce che incontra sul suo cammino) insieme ad un amico, stonando da morire e piangendo... stavolta per il freddo troppo intenso sul due ruote sparato a tutta gas! La lacrima ti scappa e va bene così.
E Smith continua a cantare, cambia pezzi, e io mi chiedo WHY CAN'T I BE YOU? Eheheh! Battuta scontata.
E mi giro. Vedo Lei, labbra, al mio fianco. Sento in testa il capello che mi ha regalato, con quel biglietto che abbiamo "fatto finta" di regalarci per Natale. E' bella. Il passato fugge sulle note delle canzoni e lei rimane col suo sorriso e la sua gonna corta... ed il presente è bello così.
Mi siedo, mi godo la musica, mi alzo, ballo, canto, mi diverto. E sono soddisfatto.
Un gran bel concerto. Per dirla come Robert Smith...

GREZZIE!

5 commenti:

Andrea De Luca ha detto...

Ti sei visto un grande concertone durk...
la mia preferita è boys don't cry

Anonimo ha detto...

ma un grezzie a me che ti ho portato per la prima volta al cospetto di mr. smith no, eh?

durk ha detto...

Mah?! Questo è il mio secondo concerto dei Cure... e fosse stato per te e per i tuoi amici che ti devono prenotare i biglietti... stavolta non lo avrei visto... ma vaffangrezzie! '-.-

Anonimo ha detto...

volevo solo dire che se non fosse stato per me staresti ancora a tagliarti le vene con De Andrè, e invece ora te le tagli con un sottofondo più international!

durk ha detto...

Guarda che non mi sono mai tagliato le vene con De Andrè! A me De Andrè non mi fa tagliare le vene... poi 'sta parlando quella con la musica allegrona da osteria... '-_-

Ma poi, che c'entri tu? E cosa quoti? Tu non sai quotare!