26 novembre, 2007

Il viandante nel nulla trova il suo riposo.

Penso. La mia piccola dose di depressione quotidiana. Dieci minuti, mezzora, qualche ora di depressione, per analizzare i miei fallimenti, gli eventi di ogni giorno, guardarmi intorno, vedermi fermo, qualche volta in bilico, col nulla sotto in cui cadere, senza sosta e gli anni che vanno e io che trascino tutto a fondo con me. Certe volte è una sensazione incotrollata e incotrollabile di debolezza, una piccola voce di autodistruzione, il mio piccolo Leopardi, solo, triste e incazzato col mondo.
Penso. E' la mia piccola dose, la mia piccola malattia. E' il mio dubbio, il mio vuoto che mi riempie e mi assorbe in me stesso, come un buco nero che implode e tutto porta in sè. Non ho molte speranze di evitarlo, è la mia dose, la mia croce, ne ho bisogno anche se so che sarebbe meglio rifiutare, che mi porterà in basso, nel profondo, dove tutto è buio. Ed ho paura.
Poi devo aspettare che passi, che si plachi l'effetto. E mentre aspetto galleggio nel mio nulla. E' come essere distesi sul mare di notte, il nulla sotto, il nulla sopra. Placenta liquida avvolgente, nel mio piccolo bozzolo di nulla, dove nessuno sa, dove nemmeno io esisto.
E poi sorrido. E poi sto bene. E me ne fotto e so che non è vero.
E poi è silenzio. Ssssshhhh!
Non penso.

E sarà un volo di uccelli neri ad accompagnarmi, mentre dormo cullato dalle sue braccia, mentre lei mi avvolge e, senza saperlo, spesso mi salva.

3 commenti:

Fabio Marzo ha detto...

mmmmminkia. A volte credo tu viva in un angolino remoto del mio cazzo di cervello.

Anonimo ha detto...

Pensare fa male.Sempre!

durk ha detto...

eeeeh, Fabio, mi spiace, ma io vivo già in un angolino del mio di cervello... tutto il resto sono neuroni che girano alla meno peggio... certe volte, però, è proprio un casino!

Simply, lo vieni a dire a me?