02 gennaio, 2007

Poesia sprecata.

Fantasmi di foschia
accarezzano l'aere incantato.
Il grido d'un volo di civetta:
i ricordi si spezzano
tagliati da raggi densi di luna
nel biancore sospeso.
Gli animi languiscono
in latrati agghiaccianti.
Il dolore di aver perso se stessi
è superiore a tutto
e non puoi smettere di pensare
e di cercare il nulla.
Nell'oblio dimenticherai gli sbagli
cancellati dal tempo;
forme sconnesse e rumori
alleggeriti dall'ombra.
Vieni con me, dolce donna,
dove splende il sole nero.
Vieni con me, madre, e sogna
di non avere più te stessa e me.
Sollevate già le lame,
affogo il metallo nella carne
e libero il dolore
dal tormento del terrore.
E perdono il mio sangue
d'avermi messo al mondo.
Io, Venerdì Santo,
Io, assassino di Giuda e Caino,
Io, labbra da baciare,
Io, braccio da inchiodare.
All'ombra di mandorli e pesco
seppellisco tutto questo,
mi arrendo al destino
perchè è più facile che lottare,
mi arrendo al fato
perchè non voglio più combattere,
mi arrendo alla vita
perchè è più crudele della morte.


Qualche anno fa, mi divertivo a intrattenere la mia mente con poesie per lo più di dubbio gusto.
Questa era dedicata a mia madre. Dato che è il suo compleanno, auguri. Tanto non la leggerà mai...

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