25 dicembre, 2006

Demenza natalizia...

Questa è la storia del Natale di un piccolo bambino. Il suo nome, siccome minore, non può essere detto, quindi noi lo chiameremo Durkino. Durkino era un bambino tenero e dolce, ma molto povero. I suoi genitori, disoccupati e colpiti anche abbondantemente dalla finanziaria, non potevano permettersi praticamente nulla, nemmeno un dono per il giovane fanciullino che, tuttavia, era ancora troppo innocente per capire i problemi del mondo, soprattutto quelli legati al cattivo dio denaro. Così il piccolino si diede da fare e qualche giorno prima di Natale prese un misero foglietto di carta e una mozzicone di matita smangiucchiata e si sedette davanti a un tavolino. Quindi, cominciò lentamente a scrivere, con quei caratteri tondi tipici dei bambini, una piccola letterina a Gesù Bambino.
"Caro Gesù Bambino,
sono un bambino che ti scrive tutti gli anni. E anche quest'anno ho fatto del mio meglio per essere buono. La mamma me lo dice sempre che sono un bravo bambino. Io so che tu sei anche più bravo di me e che doni tutti gli anni gioia e felicità a tutti i bambini del mondo, così io vorrei chiederti un piccolo pensierino. Per questo Natale mi piacerebbe molto avere un piccolo trenino.
Con tanto affetto, il bambino Durkino"
Scritto ciò, piegò in quattro il piccolo foglietto di carta un po' sgualcito e lo andò a depositare accanto il misero presepe, fatto in realtà con una scatola di cartone come grotta e i pupazzi ritagliati nel cartone anch'essi, niente lucine, ovviamente. I genitori erano afflitti, ma proprio non potevano comprare il trenino al loro figlioletto, ma non ebbero il coraggio di spezzare le speranze del bambino.
I giorni passavano e arrivò, alla fine, il giorno di Natale. Il bambino, eccitatissimo per la gioia del regalo, si svegliò presto e andò a controllare che il suo regalo ci fosse. Non trovò nulla. Lì per lì rimase un po' perplesso, poi, cominciò a guardare in giro, ma niente, del trenino neanche l'ombra. Il piccolo Durkino, comunque, non si perse d'animo. Prese un altro foglietto di carta e si mise a scrivere:
"Caro Gesù Bambino,
sono sempre io, il bambino Durkino, sono sicuro che non ti sei scordato di me e che mi porterai il trenino. So che io sono povero e magari non sono di grande valore, perchè ci sono i figli dei presidenti e dei ricchi che hanno le fabbriche e sono più importanti, però mi piacerebbe davvero molto avere quel piccolo trenino. Capisco che i bambini sono tanti e tu hai tanto da fare, ma spero proprio mi porterai quel che ti ho chiesto perchè sono stato buono!
Con tanto tanto amore, il bambino Durkino"
Così passa Natale e arriva il giorno di Santo Stefano. Il bimbo si alza ancora presto e corre di nuovo verso lo spoglio presepe, dove però, suo malgrado, non trova nulla. Senza scoraggiarsi e perdere la fiducia nella figura del piccolo Bambino misericordioso prende ancora una volta la carta e la matita e scrive nuovamente:
"Caro Gesù Bambino,
sono ancora Durkino, ma davvero ti sei scordato di me? Eppure lo so che sai che sono stato buono, ti prego, portami il trenino.
Un abbraccio dal bambino Durkino"
Il giorno dopo, ancora, non trova nulla. E di nuovo prende il foglietto di carta e scrive speranzoso al Bambin Gesù. I giorni passano, le letterine si accumulano. Passano il 27, il 28, il 29, il 30, il 31, giorno di San Silvestro, poi Capodanno, e i giorni che seguono fino all'Epifania, il 6 Gennaio. E coi giorni si inseguono le lettere in un percorso da piccolo Jacopo Ortis, ma con un po' più d'allegria.
Arriva, come narravo, il giorno della Befana e dei Re Magi. Durkino è ormai triste e spazientito. Guarda i foglietti di carta che si sono accumulati accanto allo squallido presepe. Ed ecco il colpo di genio. Prima di scrivere, questa volta si guarda intorno circospetto. I genitori, a quel punto, non avevano più l'audacia di guardarlo quando si avvicinava al presepe. Era il momento giusto: Durkino prende la figura di Gesù Bambino e se la mette in tasca. Fatto ciò, corre verso il cassetto del suo comodino, lo apre e ci mette dentro la statuina del Santissimo Bambino. Quindi richiude veloce il cassetto, dando un giro di chiave che si mette in tasca. Quindi prende il solito pezzetto di carta e la solita matita smangiucchiata, si siede come al solito sulla sua traballante sediolina e comincia a scrivere:
"Cara Madonnina,
se vuoi rivedere vivo tuo figlio..."
Dato che il post di prima fa schivo, ecco una vecchia barzelletta per farvi fare due risate. Ancora buon Natale.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non fa schifo, è solo moto triste. Purtroppo il Natale va così a volte... Cmq buon natale!

durk ha detto...

bah, punti di vista...