13 settembre, 2007

Pioggia su tela

Tra la folla. Si nasconde tra la folla. Vaga senza sapere cosa cerca. Si perde nei pensieri degli altri, ascolta il mondo che la circonda, solo per svagarsi e senza curarsene davvero. Trascina la sua mente tra le grida dei bambini, nell'intreccio della gente che vende e compra, che esce dai negozi, chiacchiera, apre gli ombrelli alle prime urla dei tuoni seguiti da una pioggia sottile.
Si stringe tra la gente, mentre attraversa le vie del centro. Ai piedi stivaletti a tacco alto, lucidi, stretti fino alle ginocchia dai lacci pesanti. I passi si rincorrono, dove prima hanno camminato altre suole, sulle strade affollate del centro, asfalto lucido di pioggia, mentre un freddo ancora docile le preme più nell'anima che sul corpo. Si accuccia nel suo pellicciotto dipinto di pece e il trucco nero e pesante, che le disegnava una perfetta maschera sul viso, curata nel minuscolo dettaglio, si scioglie tra le gocce solitarie di una pioggia sterile di un autunno alle porte.
Si ferma sotto un portico, mentre la pioggia diventa più opprimente e le strade cominciano a svuotarsi dall'indirivieni dei passanti. Qualcuno corre, riparandosi alla meglio sotto un giornale che si stinge d'inchiostro, perdendo per strada le buone notizie. Un uomo di mezza età si muove goffo, sotto il tetto instabile di una ventiquattrore, quasi inciampa, poi rallenta e si perde dietro un angolo.
Lei è bagnata e ancora bellissima, quasi si scrolla come un animale gli abiti imbevuti di pioggia, scosta una ciocca dei capelli corvini da sopra il viso e con aria disperatamente indifferente tira fuori il suo pacchetto di Diana Blu dalla borsa. Indaga qualche attimo irrequieta cercando l'accendino. Una breve fiammata, un tiro deciso e una nuvola di fumo si spande nella pioggia, prima di dissolversi.
Segue con lo sguardo il dileguarsi dei passanti, assorbe lo scrosciare della pioggia che le svuota la mente. Una coppia cammina a passo svelto stretta sotto un ombrello arcobaleno, in contrasto con il grigiore austero di una giornata anonima.
Sbadiglia, mentre tiene in mano la sigaretta, mentre fuma svogliata, come se aspettasse solo che la pioggia finisca insieme alla fine del tabacco.
E poi, d'un tratto, tra ancora qualche sussulto di tuono e il bagliore di un lampo, la pioggia svanisce, trascinando via il mozziccone spento d'una Diana blu.
La ragazza tira fuori uno specchietto, si guarda, il viso impaurito e gli occhi rabbiosi, il trucco massacrato dalle gocce di pioggia, si sorride, luminosa nei suoi occhi severi, guarda intorno, mentre la strada si riempie di nuovo di gente che ritorna fuori dai negozi. Guarda le vetrine che si accendono, insieme alle insegne, una dopo l'altra, come i lampioni. Si ferma davanti ai vestiti in bella mostra dietro i vetri dove la pioggia scivola giù, in mille vene luminose delle tinte dei neon colorati.
Entra in un negozio, prende un paio di guanti neri e lucidi, lunghi fino al gomito, stretti sulla pelle. Li prova. Li compra.
Esce soddisfatta dal negozio. Cammina a passo svelto, persa nei suoi pensieri, mentre si fonde tra il via vai di gente, che insieme a lei si mescola in una giornata di shopping autunnale, per non pensare a nulla per davvero.
La ragazza col pellicciotto annusa l'aria pulita dalla pioggia. Annusa gli odori dei ristoranti e delle pizzerie persi tra le viuzze strette con gli scorci migliori. Rivolge un sorriso solo a un cane che randagio si muove, come lei, tra la calca di viandanti.
Pensa un attimo a se stessa, a quell'affetto che cerca, che vorrebbe comprare, che non riesce a dare e a darsi. Sorride, pensa ai suoi guanti nuovi, da sfoggiare in nuove serate mondane, nei locali oltretomba che frequenta. Pensa alla musica ad alto volume, che scuote l'aria come i tuoni che si susseguono, come lo scroscio forte e denso della pioggia, come il brusio continuo della gente in strada. E, d'un tratto, non le importa dov'è, non le importa chi è, non le importa di nulla, non le importa, punto e basta.
Ci sono giorni in cui vorrebbe solo perdersi tra la folla, vorrebbe essere solo una delle gocce identiche di una giornata uggiosa. Oggi, invece, è un'altra lacrima sul viso di un altro uomo che non riesce ad amare.
Oggi è ancora il simbolo di una pace persa per strada, lasciata in dono ad una ragazza strana, perduta in se stessa, con un pellicciotto nero. Lei non sa giocare con quella pace, lei non sa renderla felice, lei non si cura degli altri, finchè non ritroverà se stessa, accoccolata nel buio di un pellicciotto nero pece.
Accende il suo i-pod e si perde tra la musica.
Non piange la ragazza col pellicciotto, lei non piange, lei sorride amara, anche sulle tele frementi di un uomo. Lei, alle volte, non sa cosa cerca, forse solo un paio di guanti nuovi.

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