Le undici. Lenzuola bagnate di sudore e ronzio di ventilatore. Nessun rumore. Allunga un braccio cercando il cellulare. Nessun messaggio. Non si è ancora svegliata? Sorride pensandola mentre sbava sul cuscino. Ha bisogno di sesso, che lei lo calmi con quel suo modo di fare.
Accende il pc mentre corre al bagno. La pipì infrange l’acqua del water con soddisfacente fragore. Si lava faccia e denti. Prepara il caffè e addenta una brioche da discount. “Sciopero? Non sento il tram”.
Su facebook non c’è nessuno. Nessuna notizia. Nessuna notifica. Nessuno in chat. Nessuno su msn. Nessun rumore. “Possibile che non ci sia ancora un cane?”
La chiama. Squilla. Non si sveglia.
L’occhio si perde fuori dalla finestra. Auto ferme in mezzo alla strada. Un tram morto sui binari. Nessuno in giro, non un cinguettio, non un alito di vento. Nulla che si muova. Rimane la luce del sole a inghiottire il mondo fuori dalla finestra. Indossa la prima maglietta che trova dal mucchio sulla sedia. Scende in strada. Urla. Nessuno nelle auto. Nessuno nei negozi. Prende un motorino da terra. Fa un giro. Niente. Ansia che sale. Calore d’asfalto.
Va da lei. Suona il citofono. Nessuno.
Torna a casa. Riprova su facebook. Cerca su internet, nulla. Solo notizie del giorno prima.
Il sole è ormai sparito. Nessun rumore. Non si vedono stelle nel rossore dei lampioni, solo un’enorme luna, così vicina che se ne può sentire l’odore. La guarda. Non sembra essergli rimasto altro, nessuno, solo una luna così grande. Gli verrebbe da piangere se ci fosse da piangere. Poi qualcuno, qualcosa sguscia da dietro quella luna, dalla parte oscura che nessuno vede mai. Una forma scura che scivola a quattro zampe e gli sorride, con quel ghigno così infame. Scende giù, lungo i palazzi, come un ragno nero e umano. “Sta arrivando, sta arrivando a prenderti” – gli dice una voce in testa. Gli occhi strabuzzano mentre cerca di seguire la buia creatura dalla finestra, perdendola ogni tanto nell’ombra. Corre, corre alla porta di casa, la chiude, infila il fermo. Chiude le finestre, le serrande. I passi come colpi di martello che irrompono sul palazzo. Vetri infranti. Il palazzo che trema. Un urlo angosciante. L’odore del nulla sale le scale nel frastuono di quei passi, di quei colpi che quasi buttano giù la porta. Si fa piccolo piccolo, si accuccia. Si alza di scatto. Urla.
Si sveglia.
Nessun rumore. Corre su facebook, controlla il cellulare. Nessuno. Niente caffè. Niente pisciata. Non c’è tempo. La chiama, non risponde. Controlla la mail.
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3 commenti:
grazie della prtecipazione! a presto
zop
È un piacere! A presto.
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