
Penso. E' la mia piccola dose, la mia piccola malattia. E' il mio dubbio, il mio vuoto che mi riempie e mi assorbe in me stesso, come un buco nero che implode e tutto porta in sè. Non ho molte speranze di evitarlo, è la mia dose, la mia croce, ne ho bisogno anche se so che sarebbe meglio rifiutare, che mi porterà in basso, nel profondo, dove tutto è buio. Ed ho paura.
Poi devo aspettare che passi, che si plachi l'effetto. E mentre aspetto galleggio nel mio nulla. E' come essere distesi sul mare di notte, il nulla sotto, il nulla sopra. Placenta liquida avvolgente, nel mio piccolo bozzolo di nulla, dove nessuno sa, dove nemmeno io esisto.
E poi sorrido. E poi sto bene. E me ne fotto e so che non è vero.
E poi è silenzio. Ssssshhhh!
Non penso.
E sarà un volo di uccelli neri ad accompagnarmi, mentre dormo cullato dalle sue braccia, mentre lei mi avvolge e, senza saperlo, spesso mi salva.
3 commenti:
mmmmminkia. A volte credo tu viva in un angolino remoto del mio cazzo di cervello.
Pensare fa male.Sempre!
eeeeh, Fabio, mi spiace, ma io vivo già in un angolino del mio di cervello... tutto il resto sono neuroni che girano alla meno peggio... certe volte, però, è proprio un casino!
Simply, lo vieni a dire a me?
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