12 novembre, 2011
SUCA!
05 ottobre, 2011
Cultura... con MasterCard!

08 settembre, 2011
Così...
In a manner of speaking
I just want to say
that i could never forget the way
you told me everything
by saying nothing
In a manner of speaking
I don't understand
how love in silence becames reprimand
but the way that i feel about you
is beyond words
Oh, give me the words
give me the words
that tell me nothing
Oh give me the words
give me the words
that tell me everything
In a manner of speaking
semantics won't do
in this life that we live we only make do
and the way that we feel
might have to be sacrificed
So in a manner of speaking
i just want to say
that just like you i should find a way
to tell you everything
by saying nothing
Oh, give me the words
give me the words
that tell me nothing
Oh give me the words
give me the words
that tell me everything
Oh, give me the words
give me the words
that tell me nothing
Oh give me the words
give me the words
that tell me everything
Così per dire (Traduzione)
Così per dire
voglio solo dire
che non potrei mai dimenticare la maniera in cui
mi dicevi ogni cosa
senza dire nulla
Così per dire
io non capisco
come l'amore in silenzio diventi biasimo
ma il modo in cui mi sento rispetto a te
va al di là delle parole
Oh, dammi le parole
dammi le parole
che non mi dicono nulla
Oh oh oh oh, dammi le parole
dammi le parole
che mi dicono ogni cosa
Così per dire
non fare semantica
in questa vita che viviamo facciamo solo questo
e il modo in cui proviamo emozioni
potrebbe essere sacrificato
Così in un modo di dire
voglio solo dire
che proprio come te dovrei trovare un modo
di dirti ogni cosa
senza dirti nulla.
Oh, dammi le parole
dammi le parole
che non mi dicono nulla
Oh oh oh oh, dammi le parole
dammi le parole
che mi dicono ogni cosa
Oh, dammi le parole
dammi le parole
che non mi dicono nulla
Oh oh oh oh, dammi le parole
dammi le parole
che mi dicono ogni cosa
05 settembre, 2011
Diunamorteapparente.

Le undici. Lenzuola bagnate di sudore e ronzio di ventilatore. Nessun rumore. Allunga un braccio cercando il cellulare. Nessun messaggio. Non si è ancora svegliata? Sorride pensandola mentre sbava sul cuscino. Ha bisogno di sesso, che lei lo calmi con quel suo modo di fare.
Accende il pc mentre corre al bagno. La pipì infrange l’acqua del water con soddisfacente fragore. Si lava faccia e denti. Prepara il caffè e addenta una brioche da discount. “Sciopero? Non sento il tram”.
Su facebook non c’è nessuno. Nessuna notizia. Nessuna notifica. Nessuno in chat. Nessuno su msn. Nessun rumore. “Possibile che non ci sia ancora un cane?”
La chiama. Squilla. Non si sveglia.
L’occhio si perde fuori dalla finestra. Auto ferme in mezzo alla strada. Un tram morto sui binari. Nessuno in giro, non un cinguettio, non un alito di vento. Nulla che si muova. Rimane la luce del sole a inghiottire il mondo fuori dalla finestra. Indossa la prima maglietta che trova dal mucchio sulla sedia. Scende in strada. Urla. Nessuno nelle auto. Nessuno nei negozi. Prende un motorino da terra. Fa un giro. Niente. Ansia che sale. Calore d’asfalto.
Va da lei. Suona il citofono. Nessuno.
Torna a casa. Riprova su facebook. Cerca su internet, nulla. Solo notizie del giorno prima.
Il sole è ormai sparito. Nessun rumore. Non si vedono stelle nel rossore dei lampioni, solo un’enorme luna, così vicina che se ne può sentire l’odore. La guarda. Non sembra essergli rimasto altro, nessuno, solo una luna così grande. Gli verrebbe da piangere se ci fosse da piangere. Poi qualcuno, qualcosa sguscia da dietro quella luna, dalla parte oscura che nessuno vede mai. Una forma scura che scivola a quattro zampe e gli sorride, con quel ghigno così infame. Scende giù, lungo i palazzi, come un ragno nero e umano. “Sta arrivando, sta arrivando a prenderti” – gli dice una voce in testa. Gli occhi strabuzzano mentre cerca di seguire la buia creatura dalla finestra, perdendola ogni tanto nell’ombra. Corre, corre alla porta di casa, la chiude, infila il fermo. Chiude le finestre, le serrande. I passi come colpi di martello che irrompono sul palazzo. Vetri infranti. Il palazzo che trema. Un urlo angosciante. L’odore del nulla sale le scale nel frastuono di quei passi, di quei colpi che quasi buttano giù la porta. Si fa piccolo piccolo, si accuccia. Si alza di scatto. Urla.
Si sveglia.
Nessun rumore. Corre su facebook, controlla il cellulare. Nessuno. Niente caffè. Niente pisciata. Non c’è tempo. La chiama, non risponde. Controlla la mail.
Regolamento concorso
28 luglio, 2011
Ricorda
26 luglio, 2011
Porta Ombrelli.

E, a proposito di bestemmie, più scendi al sud, più aumentano gli altarini, le immagini sacre, i lumini... perché gli ospedali non sono già abbastanza inquietanti: addobbiamoli come fottuti cimiteri!
E le strutture fatiscenti anche quando sono nuove o appena ristrutturate. La cosa fa pensare.
Del resto, anche la gente che ci lavora è quasi eroica. Persino i pazienti fanno il possibile per sopravvivere. Poi mi ritorna in mente la musica scelta da medici e infermieri e di essere venuto a trovare qualcuno che è qui perché non si è mai curato. E un po' ti senti preso per il culo. Soprattutto quando vai al cesso e ti viene il vomito e ti passa lo stimolo della pisciata (salvo annaffiare il pitosforo secco e i cipressi del giardino).
Le sedie in plastica azzurra, sbiadite dal sole che entra dalle finestre, comode come una manciata di puntine. Verrebbe da sedersi sulla sedia a rotelle parcheggiata a caso in un angolo del corridoio... ehm... sala d'aspetto. Grigia, una ruota che non c'entra un cazzo, ruggine, l'imbottitura mezza da fuori. Avrà una quarantina d'anni. Immagina quanta gente ha poggiato le sue chiappe su quell'affare e quanto sia pulita... con la parte centrale della seduta che è rimovibile (per ovvie ragioni), con la muffa che si vede in un punto in cui si appoggiano le gambe, dove esce la gommapiuma.
Le luci, anche la sera, sono accese una sì e una no. Per non disturbare i pazienti (seee, come no?!)... e sconfinarli tutto il giorno e la notte in uno stato di soporifera penombra penosa. Magari è per avvicinarli alla luce crepuscolare... dove si stanno affacciando.
E poi detesto l'odore degli ospedali. Fottutissimo olezzo di ospedale. Lo sento per giorni dopo essere uscito da 'sti posti. È una puzza grigia di disinfettante grigio. Non ha niente di asettico. Sembra solo un odore stantio, fermo, che ti rapisce nel suo grigiume. E NON SI ARRENDE PRIMA DI QUALCHE GIORNO.
Da quando sono qui ho starnutito tre volte e consumato un pacchetto di fazzoletti. Ipocondria.
Sul portaombrelli c'è attaccato un foglio di block notes con scritto a mano, in un orribile stampatello blu,
OMBRELLI
Gli infermieri ci mettono una vita a rispondere alle chiamate dei pazienti. L'allarme di chiamata suonava e un infermiere stava al piano terra a fumare una sigaretta, l'altra parlava al cellulare per le scale. Quando è risalito il fumatore era... leeeentooooo.
Anche fuori il tempo è grigio. Non pioverà, anzi, schiarirà presto. È solo caldo in più, dovuto all'umidità.
La noia la si vede proprio, sui volti di tutti, nei gesti, nel tempo che scorre lento, nel clima. La si vede nel bambinoche gioca con l'ascensore e non trova nulla di più fantasioso, nella madre zoccola che nemmeno lo richiama, in me che ho letto un centinaio di pagine di Irvine Welsh che non mi piglia poi tanto. In me che scrivosl cellulare queste quattro righe. Nel vecchio seduto in pantaloni azzurri da pigiama e maglietta intima bianca e che se ne sta lì a dondolare se stesso e il suo bastone. Se ne sta solo a fissare il vuoto, ogni tanto prova a sorridere con quel languido sguardo vuoto, fluido, smarrito nella sua aterosclerosi e l'unica cosa di cui si lamente è "Toccu! Lu mangiare alle cinque e menza?! Ah, povera Italia! E mo' ne lu portane...". Poi si alza e si trascina lento e storpio sul suo bastone. E la puzza del cibo pervade il corridoio. È la solita puzza di pasta scotta, brodino giallo che sembra vomito raggrumato, carne bollita troppo a lungo e l'immancabile mela cotta. Che cazzo! Io odio gli ospedali.
25 luglio, 2011
Trenitalia si scusa per il disagio.

Ore 8:45. Partito. Potevo perdere il treno visto che non hanno messo il binario e la partenza sul tabellone luminoso. Perché quando devo partire ci stanno sempre problemi come frane sulla tratta, incendi di stazioni vicine, suicidi o, addirittura, l'aria condizionata rotta?
Ore 9:45. Dal lato opposto del corridoio una balenottera spiaggiata ha, praticamente, occupato quattro posti e mangia simil pittule o pane fritto o qualcosa di simile (comunque fritto) affogato nello SQUACQUERONE Invernizzi, salvo finire la vaschetta del formaggio fresco di cui sopra portandola alla bocca per un'ultima limonata di passione col latticino.
Accanto a me, una mummia in fase di scongelamento e due pseudo aspiranti tronisti depilati come pecore dopo la rasatura. Uno sembra il sosia pirla di Fabrizio Corona (che già è pirla di suo). Tra l'altro sono baresidimerda (non che io abbia qualcosa contro i baresi, è più che altro una questione di tradizione).
Carina la gnocca straniera (purtroppo non tutta sola e alla ricerca di qualcuno che la consolA <--- cit.) seduta in fondo al vagone. Dio mi odia (e la cosa è reciproca) per non avermela messa davanti e avermi messo vicino questi scempi della natura. Comunque, il conato di vomito causato dalla donna cetaceo sembra essersi placato rivelandosi un falso allarme. Ad ogni modo, che schifo!
Ore 10:45. A Benevento la mummia è scesa ed è salita quella che la guardi ed è palesemente una povera stronza sessualmente frustrata che crede, a più di quarant'anni, di poter competere con una venticinquenne e s'incazza perché l'unico tipo d'uomo che riesce ad attirare è il noiosissimo, barbosissimo uomo-zerbino. Povera stronza. Se vuol continuare a truccarsi come una diciottenne tamarra (ma è campana, con tutto il rispetto per la Campania... ma, anche qui, difendo un luogo comune del sud. Tra l'altro, ha un accento terribilmente marcato e ci manca solo che dica un "uè uè" ogni due parole), dovrà cominciare ad usare il "fondo riempitivo" che sto scendendo a Bruno (che non è riuscito a trovarlo nel "fornitissimo" Salento).
La balenottera si mangia le unghie e le pellicine: uno spuntino tra un pasto e l'altro?
Ore 12:45. Barletta. Ciao ciao gnocca straniera. Il Corona "de no' artri" sta dormendo con la bocca aperta aperta e russacchiando. Devo pisciare ma sono bloccato.
Ore 13:45. La chiattona è scesa e io non me ne sono neanche accorto, perso tra le vicende e le pippe mentali di tale Roy Strang, il personaggio di un romanzo di Irvine Welsh.
Siamo in orario? Più o meno, credo di sì. Ho un certo languore. La carrozza è ormai abbastanza vuota.
Ore 14:45. In macchina con Bruno verso la casa natia. Voglia di vivere quest'estate... non è che sta scemando, credo non ci sia mai stata.
18 luglio, 2011
29 giugno, 2011
Non capisco perché la gente voglia un gatto e poi non se ne voglia occupare.
Guardava le sue foto da social network, quel sorriso rubato alla pubblicità da dentifricio. La mente, talvolta, vagava alla ricerca di qualche istantanea mentale in cui l'aveva impressa. E quel ricordo sviluppava quel gesto involontario, quasi istintivo. E sorrideva. Non era un sorriso di una qualche importanza, di una gioia incombente o d'una qualche ilarità soggiacente. Era solo un sorriso. Stimolo-risposta. Nulla più. Era sempre stato così. Pensava soltanto che fosse davvero bella. E quel sorriso era forse l'unica cosa che il suo organismo sapeva darle in cambio di quella bellezza. Non era nient'altro.
Faceva jogging lungo il canale. Qualche strascico d'insetti si muoveva nell'aria, talvolta lo travolgeva. Ascoltava musica. Aveva selezionato negli anni non si sa nemmeno quante playlist per darsi la carica. Gli faceva bene quella corsetta, quando poteva. Non che durasse molto, non che fosse uno sportivo, non che avesse il fisico, non che gliene fregasse molto, non che avesse smesso di fumare. Però gli distendeva i nervi, come un buon libro gli distendeva la mente, come le risate con gli amici lo avrebbero sempre rimesso di buon umore. Correre era un semplice esercizio per scaricarsi. Nient'altro. Partiva al mattino di solito quella voglia di togliersi qualcosa di dosso. E appena poteva... scarpe comode e correva. Non aveva un luogo fisso. Dipende da cosa voleva accanto a sé, ma d'estate voleva l'erba alta. Il canale era un bel luogo dove correre. Era bisogno di correre. Stimolo-risposta.
Aveva voglia di scrivere. Scrisse quattro righe ad un amico. Altre quattro per scrivere una storia. Poi una poesia d'amore. Aveva voglia di farlo. Smise quando non gli andò più.
11 giugno, 2011
Referendando
E non è che mi frega se votate a 4 si, 6 no, 8 forse... andate a votare o andate dove vi manderò! Io stesso non sono convinto di votare 4 si. Eppure certe notizie fanno pensare... soprattutto per la loro assenza.
E NON SOVRAPPONETE LE SCHEDE!
28 maggio, 2011
CONTINUANDO A ODIARE TRENITALIA FOREVER AND EVER AAA-AAAH...
È un'assurdità! Nessuno parla! Il massimo dei manifesti che di vedono in giro sono quelli per l'acqua, in TV si tace, sui giornali ci si autocensura che è meglio. Matrix e Vespa sarebbero in grado di riesumare il caso Cogne. Ad ogni modo, che schifo! Non parlo di politica? Un paio di palle! Questa non è politica, questa è merda!
05 maggio, 2011
01 maggio, 2011
"Time is never time at all..."
Del resto, forse, l'amore non è che il rincorrere quel solo momento in cui si è imparato ad amare, l'inseguimento imperterrito di un flebile ricordo, salvo qualcuno che si arrende strada facendo, con scarsa memoria o che non ha mai avuto quel fugace incontro.
B.
Non è per fare politica, solo per vedere se mi chiudono il blog!
01 aprile, 2011
01 gennaio, 2011
Secondo principio della calma

Non esistono momenti sbagliati, ma solo una incapacità talvolta sindromica di cogliere le opportunità che quell'istante offre. In taluni casi, questo può essere sintomatico di una inidoneità decisionale che può anche rivelarsi grave. Tanto più, può evidenziare una scarsa o nulla capacità di improvvisazione e/o dinamicità mentale [Me Medesimo].